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Brighid è nota con molti nomi: Brigit, Bride, Saint Brigid, Brigantia, Brigdu e Breo Saighead che significa Freccia infuocata. È la figlia del Dagda, il buon dio della Tuatha de Danann e Morrighan, la tripla dea, è una dea del sole, della luna, del fuoco e dellʼacqua. Lei è una dea celtica con aspetti triple di fanciulla, madre e vecchia. Lei è una dea della natura, delle erbe, di guarigione, ispirazione, creatività, metallo, protezione, una dea amata dal mondo fatato, è la patrona della Candelora, festa solare di Fuoco, celebrata anche sotto il nome di Imbolc.

La Dea - che era contemporaneamente la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori - rappresenta:
• il fuoco dell’ispirazione come patrona della poesia
• il fuoco del focolare, come patrona della guarigione e fertilita’
• il fuoco della forgia, come patrona dei fabbri e delle arti marziali.

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Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”.
Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.

Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio. Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati. La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.

Brigit, come abbiamo detto, è legata anche alla guarigione, non per niente a lei sono state dedicate parecchie fonti sacre taumaturgiche e questo suo legame sia con l’elemento acqua che con l’elemento fuoco, inteso non solo quello fisico ma anche il fuoco della vita e dell’ispirazione; fa di Imbolc una festa di purificazione.
Molti luoghi a lei sono stati dedicati , citiamo solo la località italiana più famosa; ovvero la Brianza, il cui nome deriva proprio da Brigantia, in cui il suffisso brig significa altura e la brianza è collinare.
Va specificato che con il termine altezza non si intende solo il significato letterario e fisico, ma anche l’energia che dalla terra si concentra ed esplode verso l’alto.

Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento.

Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”.

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Brigid è pertanto considerata una GRANDE DEA, madre, sposa e sorella di tutti gli Dei, verrebbe da porle sulla bocca le parole di Apuleio:
" Io sono colei che è la madre naturale di tutte le cose, signora e reggitrice di tutti gli elementi, la progenie iniziale dei mondi, il culmine dei poteri divini, regina di tutti coloro che popolano gli inferi, prima di quelli che affollano il cielo, unica manifestazione sotto una sola forma di tutti gli dei e dee. Per mio volere si dispongono i pianeti in cielo, le salubri brezze marine e i lamentosi silenzi infernali.
Il mio nome, la mia divinità sono adorati dovunque nel mondo, in diversi modi, con svariate usanze e con molti epiteti." ("L'Asino d'oro" II secolo)
E' quindi in senso lato la forza che governa l'Universo, dispensatrice di vita e di morte, magico grembo della rigenerazione. Una forza che come spiega Maria Gimbutas fin dai tempi preistorici è stata venerata sia nel Cielo che nella Terra e in ciò che in essa vive. Vita, Morte e Rigenerazione in un ciclo che si suppone perenne! Ma anche il simbolo dell'unità di tutte le forme viventi.
Una dea molto antica appartenente ad un epoca remota in cui i Celti veneravano le divinità femminili più di quelle maschili, quando la conoscenza (medicina, agricoltura, ispirazione) era di diritto esclusivo delle donne.

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La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina. Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno.
Le spighe di avena (o grano, orzo) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena), si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.
Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago, mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi ed aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.
In realtà, è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto.

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 La festa a lei dedicata è Imbolc che convenzionalmente cade il 1° Febbraio; è una delle quattro feste principali dei celti, detta anche festa dei fuochi per la consuetudine di accendere grandi falò in tali occasioni.
Imbolc è anche detta festa della luce, in quanto segna proprio il ritorno alla luce dopo il buio ed il freddo invernale, la natura in questo periodo incomincia a risvegliarsi.
E’ anche la festa del latte in quanto il bestiame incomincia a produrlo, questo è dovuto al fatto che in questo periodo vengono alla luce i cuccioli.
Nel periodo della festa di Imbolc nascono anche i bambini concepiti durante la festa di Beltane;  il che rende chiaro del perchè Brigit sia patrona delle nascite.
Brigit, come abbiamo detto, è legata anche alla guarigione, non per niente a lei sono state dedicate parecchie fonti sacre taumaturgiche e questo suo legame sia con l’elemento acqua che con l’elemento fuoco, inteso non solo quello fisico ma anche il fuoco della vita e dell’ispirazione; fa di Imbolc una festa di purificazione.
Molti luoghi a lei sono stati dedicati , citiamo solo la località italiana più famosa; ovvero la Brianza, il cui nome deriva proprio da Brigantia, in cui il suffisso brig significa altura e la brianza è collinare.
Va specificato che con il termine altezza non si intende solo il significato letterario e fisico, ma anche l’energia che dalla terra si concentra ed esplode verso l’alto.

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ANTICHI RITUALI IN SUO ONORE SI SVOLGEVANO LA NOTTE DI IMBOLC.

Nelle Isole Ebridi le donne dei villaggi si radunavano per fabbricare insieme una bambola dell’antica Dea, la vestivano di bianco e mettevano un cristallo al posto del cuore. In Scozia, le donne deponevano in una cesta “il letto di Brid” un fascio di spighe vestito da abiti feminili e a fianco un bastone di forma fallica. Poi gridavano tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!” , infine, lasciavao una candela brucciare accanto al “letto” tutta la notte. Se la mattina dopo trovavano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, allora l’anno a venire sarebbe stato prospero! Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”. Un altro rituale era quello del mantello di Brigid, una striscia di stoffa lasciata fuori durante la notte di Imbolc per assorbire il potere della dea, che veniva poi utilizzata sia come protezione sia nei rituali di guarigione. In Irlanda, si preparavano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio (la ruota solare). Lo stesso giorno, le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora eranno bruciate.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.

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IL BUCANEVE
La pianta sacra ai Celti in questo periodo è il bucaneve che, col suo colore bianco candido ricorda la purezza della Giovane dea ed il latte che nutre gli agnelli, la fioritura di questo piccolo fiore è una delle prime a segnalare l'inizio precoce della primavera, in anticipo rispetto all’equinozio del 21 marzo.
In seguito al cambiamento climatico, il ‘fiore di febbraio’ (come viene chiamato) sboccia già a partire da gennaio ed è dedicato ai nati in questo mese: il significato del bucaneve è ritenuto simbolo di speranza e di consolazione, di passaggio dal dolore a un nuovo inizio per via dello sbocciare di alcune sue specie quando il clima è ancora freddo, spingendo le foglie attraverso il suolo ghiacciato dalla neve, di solito prima del secondo giorno di febbraio, diffondendo poi un dolce profumo simile a quello del miele appena la temperatura si scalda.
Nella tradizione celtica, il bucaneve è considerato il fiore di Imbolc.

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