BARDANA
Di Alessandra Romeo La bardana (Arctium iappa) è una pianta perenne della famiglia delle Asteraceae, conosciuta come dermopatica e utilizzata per acne, dermatiti, eczema, seborrea, forfora e psoriasi. Scopriamola meglio.
Proprietà della bardana
Da sempre conosciuta come la pianta dermopatica per eccellenza, a livello terapeutico la bardana s’impiega per la cura delle dermatosi di vario genere, legate a disordini biologici e metabolici. La bardana, perciò, è particolarmente valida nel trattamento dell’acne, dermatiti, eczema, seborrea, forfora e psoriasi, grazie alla presenza di composti polinsaturi, acidi fenolici dotati di proprietà antibiotica, antibatterica e antiflogistica. In fitoterapia è inoltre usata per la sua attività depurativa, (stimola la funzionalità biliare ed epatica) ipoglicemizzante ipocolesterolemizzante, lassativa e antireumatica. La radice di questa pianta contiene lignani, vitamine del complesso B, amminoacidi, oligoelementi, sostanze amare, tannini e resine; ma soprattutto è costituita da inulina, che svolge un’azione drenante e purificante del sangue, che favorisce l’eliminazione delle tossine, cioè i “rifiuti” delle diverse reazioni metaboliche dell’organismo. Il suo impiego è di aiuto e di sostegno in questa importante attività esercitata dal fegato, reni, intestino e pelle, considerati gli emuntori naturali. Il risultato di un buon drenaggio consiste in un potenziamento dell'attività epatica e biliare, della diuresi, del transito intestinale e della regolazione della secrezione sebacea. L’uso terapeutico è quindi consigliato nel trattamento di diabete e iperglicemia, nel qual caso va assunta sotto stretto controllo medico, per la conseguente interazione con gli ipoglicemizzanti di sintesi, per combattere colesterolo, iperuricemia che causa i reumatismi e gotta.
Modalità d'uso
USO INTERNO DECOTTO: 1 cucchiaio raso di bardana radice, 1 tazza d’acqua Versare la radice sminuzzata nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire qualche minuto e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo lontano dai i pasti per usufruire dell’azione disintossicante drenante ed e purificante per la pelle.Tintura madre di bardana: 40 gocce in poca acqua tre volte al giorno lontano dai pasti. La posologia max giornaliera consigliata è di 120 gocce. USO ESTERNO Il precedente decotto può essere utilizzato come lozione per uso topico, destinato a pelli grasse, asfittiche, con punti neri e predisposte all'acne o alla seborrea. Le foglie fresche pestate e applicate sulle punture di zanzare, vespe, api e calabroni calmano rapidamente il dolore e diminuiscono il gonfiore. Mentre può essere utilizzato il succo delle foglie fresche per frizioni al cuoio capelluto grasso.
Controindicazioni della bardana
Non esistono particolari effetti collaterali o controindicazioni per l'assunzione della bardana. In caso di allergia alle piante della famiglia delle asteraceae, potrebbero verificarsi episodi allergici appunto. Le uniche interazioni note sono con i farmaci ipoglicemizzanti.
BOSWELLIA
DESCRIZIONE BOTANICA Denominazione botanica: Boswellia serrata Roxb. Famiglia: Burseracee Sinonimi: sanscrito - Shallaki; Indù - Salai, Salai guggal (gommoresina di Boswellia) Tempo balsamico: novembre-giugno Parti usate: gommoresina ottenuta per incisione della corteccia -
Indicazioni della boswellia
- problemi degenerativi alle articolazioni - infiammazioni locali - miglioramento delle capacità motorie
Descrizione Il genere Boswellia della famiglia delle Burseracee è diviso in una quindicina di specie. È originario del Golfo Persico nell’Oceano Indiano. Alcune specie di Boswellia sono utilizzate per produrre l'incenso impiegato in diverse funzioni religiose, tra cui quelle della chiesa cattolica che la utilizza miscelata ad altre piante, ma tra tutte le specie la più usata è Boswellia sacra. Altre specie sono utilizzate nella medicina tradizionale e ayurvedica. Boswellia sacra cresce nel Sud dell'Arabia (sultanato dell'Oman e nello Yemen), ed è la specie più conosciuta e più diffusa. Due specie importanti crescono in Somalia, la Boswellia carterii, che è chiamata localmente "moxor", e Boswellia frereana o "jagcaar", che è quella più preziosa e più costosa. Boswellia serrata invece è coltivata in India dove la sua resina, di qualità variabile è chiamata "salate guggul". La Boswellia è coltivata in numerosi paesi come l' Etiopia, l' Eritrea, il Sudan e il Kenia. Quest'albero a foglie caduche di un'altezza dai due agli otto metri presenta solitamente uno o più tronchi. La corteccia ha una struttura che ricorda la carta e si sfoglia facilmente. Le foglie composte sono raccolte in ciuffi al termine dei rami. I piccoli fiori di un bianco giallastro si presentano in racemi, e cioè i fiori sono collegati tra loro ed attaccati su di un lungo asse. Il frutto è una capsula di circa un centimetro di lunghezza. I giovani rami sono coperti di una specie di peluria. Quest'albero tollera le situazioni molto esposte, è spesso appeso sulle pendenze rocciose e nei burroni, fino ad un'altitudine di 1200 metri. Preferisce il suolo calcareo. Solo l'albero maschile produce una resina derivata da un'essudazione naturale o da un’incisione, che viene raccolta con un coltello a due lame. Una lama serve ad intaccare la corteccia e l'altra a raccogliere la resina che cola sul tronco. La migliore resina è raccolta in autunno, a seguito di incisioni praticate in estate e produce ciò che viene chiamato incenso bianco per opposizione all'incenso rosso, raccolto in primavera dopo incisioni nel corso dell'inverno. È da questa gomma oleoresinosa che si estrae con distillazione al vapore acqueo a pressione bassa l'olio essenziale di Boswella carterii, chiamata generalmente olio essenziale d'incenso o Oliban.
USO POPOLARE
Sebbene la boswellia sia nota per l'incenso che ne viene estratto, alcuni studi hanno dimostrato che un integratozione di Boswellia serrata ha proprietà benefiche per le articolazioni. Queste azioni agirebbero attraverso diversi meccanismi, tutti dovuti agli acidi boswellici, principio attivo della pianta.
Gli acidi boswellici hanno manifestato capacità di bloccare la migrazione dei leucociti polimorfonucleati, attraverso l' inibizione della produzione o del rilascio di fattori chemotattici in grado di richiamarli verso il luogo dell'infiammazione. I polimorfonucleati si rendono attivi localmente liberando elastasi, un enzima proteolitico che si è dimostrato responsabile della distruzione del collagene e dei tessuti che sono coinvolti nel processo infiammatorio.
L'attività stessa dell'elastasi e di altre idroglicolasi vengono inibite dagli acidi boswellici con una globale prevenzione nella degenerazione articolare.
Gli acidi boswellici si sono dimostrati anche capaci di inibire selettivamente la 5-lipossigenasi bloccando così la sintesi dei leucotrieni che sono mediatori chimici del processo flogistico in diverse situazioni infiammatorie. Non presentano gli effetti collaterali gastrolesivi tipici dei salicilati.
Incenso L'incenso a base di Boswellia è utilizzato da migliaia di anni in diverse cerimonie religiose. Gli Egiziani, i Romani, i Greci, gli Assiri e altri popoli se ne servirono come medicina, prodotto cosmetico oltre che a produrre l'incenso. All’olio essenziale si riconoscono varie proprietà, in particolare l'incentivazione delle difese dell'organismo, l’effetto tonificante, energizzante, espettorante (ha un ruolo nella prevenzione delle ipersecrezioni, proprietà utile in caso di bronchite, di sinusite o di asma). Titolata in acido boswellico, la pianta ha un effetto anti-infiammatorio che contribuisce ad attenuare i dolori muscolari ed articolari. L'olio essenziale di Boswellia carterii ha anche un'attività anti-elastasica molto interessante sulla pelle impedendo la rottura delle fibre elastiche e prevenendo i danni creati dai raggi UVB. I soggetti nervosi, ansiosi e tesi trovano sollievo respirando l’essenza di Boswellia perché permette loro di rilassarsi ed equilibrare le loro funzioni biologiche. L'olio essenziale d'incenso avrebbe un effetto sulla ghiandola pineale o epifisi che controlla i ritmi biologici (tra l'altro permette il coordinamento dei ritmi tra il giorno e la notte). Questa ghiandola situata nel cervello è anche chiamata “il terzo occhio atrofizzato”. Questi effetti sono conosciuti fin dall'antichità. Dioscoride scriveva nel 1°sec. che la Boswellia rende pazzi. Nel Talmud (religione ebrea), la resina di Boswellia è citata come pozione che veniva messa nel vino e data ai prigionieri condannati a morte per stordire i sensi. In Etiopia, dove la Boswellia cresce naturalmente, si utilizza come medicinale tranquillante, sedativo e ansiolitico. In passato serviva a trattare i reumatismi e a curare le ferite, questo emerge in particolare da scritti di Hippocrate e Dioscoride. Nel Medioevo c’era anche chi se ne serviva contro la tosse, il vomito, la dissenteria e per un certo numero di malattie della pelle. Nella medicina tradizionale indiana, l'Ayurveda, Boswellia è utilizzata da secoli contro la tosse, i dolori articolari, la diarrea e la “pazzia”. Nella medicina moderna, Boswellia è utilizzata per trattare l'asma, i reumatismi ed alcuni disordini intestinali.
EVIDENZE SCIENTIFICHE La composizione degli oli essenziali differisce in gran parte in funzione del clima, della posizione geografica e dalla modalità di raccolta della resina. L' olio d'incenso era già conosciuto nel secolo XVI° nelle farmacie sotto il nome di "oleum thuris". Nel 1788, Johann Ernst Baer ne fa il primo studio chimico. I costituenti chimici vengono studiati nel 1840 da J. Stenhouse. Ma è a partire dagli anni 1930 che vengono intrapresi studi più dettagliati. Più tardi, negli anni 60-70, altri studi chimici più specifici vengono a completare le conoscenze sui componenti di questa pianta e si suoi oli. L' olio di Boswellia sacra contiene una forte proporzione di monoterpeni (95%) cui E-ß-ocimene ed limonene sono le costituenti principali. Il resto è composto da sesquiterpeni. Altri studi mostrano che l' a-pinène è la costituente principale, ci sono probabilmente forti variazioni dovute ai fattori esterni già citati. La Boswellia carterii è la specie il cui olio è stato più studiato. La sua resina è chiamata " Eritrea", e l' olio è costituito al 60% d' acetato d' octyle. Si riporta anche la presenza di numerosi diterpeni. L'incensole acetato presente nel Boswellia carterii ha dimostrato possedere un forte potenziale ansiolitico e antidepressivo, oltre alla sua attività anti-infiammatoria. Si tratta di un potente attivatore del recettore TRPV3 del Sistema Nervoso Centrale. Anche l’olio essenziale di Boswellia serrata è stato a lungo studiato. Viene chiamato anche "Aden". Il componente principale è l' a-pinène che rappresenta circa il 45% dell' olio. I Menon e Kar dell’Indian Institute of Science riportano che l' estratto di resina di Boswellia serrata ha un'attività analgesica e calmante sui ratti, benché i componenti responsabili di questo effetto non abbiano potuto essere isolati. Il Sallaki è una preparazione fitofarmaceutica indiana (Ayurveda) fatta con acidi boswellici estratti del Boswellia serrata per trattare i problemi infiammatori. La Boswellia frereana ha una composizione tipicamente monoterpenoide il cui il p-Cymene è il componente più abbondante dell' olio.
CONSIGLI DI PRUDENZA È molto probabile che i fumi inalati durante le cerimonie religiose, in particolare da parte del capo della cerimonia, siano sufficienti a produrre effetti psicoattivi e partecipare all' esaltazione spirituale di questi momenti. Per questo motivo si consiglia un uso sotto controllo medico; inoltre esiste uno studio che dimostra che la combustione dell'incenso libera HAP (idrocarburi aromatici policiclici) che sono cancerogeni.