RABARBARO
Proprietà del rabarbaro
Il rapporto tra l’essere umano e la pianta del rabarbaro (specie il suo rizoma) risale a tempi antichi. Rehum palmatum (rabarbabo cinese) sembra essere originario dell’altopiano tibetano, luogo dove per primo è stato domesticato e coltivato, fino ad arrivare, nel tempo, ad acclimatarsi in quasi tutta l’Asia e tutta l’Europa.
Tutte le piante del genere Rehum hanno proprietà officinali sebbene nel rabarbaro cinese queste si concentrano maggiormente.
La reina, principio attivo tipico della pianta, insieme ai tannini, alla fibra alimentare di buona quialità, ad altri glucosidi antrachiononici, all’acido crisofanico e al crisofanolo, insieme alle pectine, agli acidi folico e gallico, donano alla pianta le sue proprietà digestive, epatoprotettive, purgative, depurative, aperitive, e decongestionati.
La parietina, un pigmento tipico del rabarbaro, pare essere in grado di combattere le cellule leucemiche.
Modalità d'uso
Interno: a livello alimentare le giovani foglie apicali e basali, raccolte nel periodo preestivo, sono consumate (con moderatezza) come verdura a foglia verde.
Il rizoma di un anno è pelato ed essiccato, dopodichè ridotto in polvere o in pezzi minori con cui preparare infusi o estratti. In erboristeria è utilizzato come rimedio naturale per la stipsi e viene associato ad altre erbe sotto forma di pastiglie monodose per facilitare l’evacuazione.
L’uso come aperitivo è proposto sotto forma di liquori e bevande alcooliche in cui i suoi principi attivi vengono estratti e utilizzati. Inoltre queste estrazioni sono efficaci anche per aiutare la digestione, per purificare e decongestionare l’organismo.
Esterno: l'utilizzo di tinture madri al 10% sono utilizzate per impacchi cicatrizzanti, per lenire le ragadi anali e le emorroidi, ed infine per prevenire infezioni.
Controindicazioni del rabarbaro
Per via delle spiccate proprietà lassative e purgative, il rabarbaro può stressare più del dovuto l’intestino delle persone con problemi all’apparato escretore.
Per gli stessi motivi non è consigliabile alle donne in dolce attesa e ai bambini troppo piccoli. Il suo consumo, inoltre, dovrebbe rimanere limitato per via della grande quantità di acido ossalico in esso contenuto (specie nelle foglie), che puo’ corrodere le mucose.
Scopri l'uso del rabarbaro nelle tisane lassative
Tisana lassativa
Descrizione della pianta
Il rabarbaro appartiene alla famiglia delle poligoniaceae ed è una pianta in genere molto grande che può superare i due metri di altezza.
Presenta una rosetta basale con grandi foglie palmato-lobate che arrivano anche a 80 centimetri e hanno il margine intero o seghettato. Dalla base delle foglie escono dei lunghi gambi rossastri al cui apice pende un fiore bisessuato, a forma raggiata simile a una pannocchia e di colorazione variabile dal bianco al rosa, dal giallo al verde, a seconda della varietà di rabarbaro.
La sua radice è molto grande con un rizoma carnoso e robusto il quale viene utilizzato appunto per l’estrazione della droga.
Dal rizoma ogni anno alla ripresa vegetativa nascono le foglie della rosetta basale mentre la raccolta del rizoma avviene in autunno a partire dal secondo anno di vegetazione.
Habitat del rabarbaro
Tutte le specie del genere Rehum si sono adattate benissimo ai climi temperati euroasiatici, tanto da crescere spontaneamente anche senza bisogno di coltivazione.
Ama i campi aperti nei pressi dei boschi, dove trova la necessaria umidità, la luce diretta del sole, la sostanza organica indispensabile, e un pH adatto alla sua crescita.
Cenni storici
I popoli mongoli e gli ariani utilizzavano il rizoma del rebarbaro già 1000 anni prima di Cristo e nei secoli i popoli europei usavano importare dalla Cina (tramite i mercanti arabi e turchi) le chips essiccate di rizoma di rabarbaro (radice barbara).
L’etimologia del nome ha un curioso doppio senso in greco: Rha significa sia pianta che Volga, nome del fiume attorno al quale sono sorte le prime coltivazioni di rabarbaro in Europa.
ROSMARINO
Proprietà Del Rosmarino Il rosmarino è usato in erboristeria come digestivo eupeptico, mentre l'olio essenziale, poiché ricco in eucaliptolo, viene sfruttato per l'attività balsamica e ancora come batteriostatico, coleretico, colagogo e spasmolitico. Molti studi hanno attribuito ai componenti del rosmarino anche una potente attività antiossidante: si è dimostrata la capacità di inibire l'anione superossido.
Attività biologica L'utilizzo interno del rosmarino è stato ufficialmente approvato per il trattamento di disturbi dispeptici, mentre l'uso esterno è stato approvato ufficialmente per il trattamento di reumatismi e disturbi circolatori superficiali. Più precisamente, l'attività benefica esercitata dalla pianta nei confronti dei disagi digestivi, dei reumatismi e dei disturbi circolatori viene ascritta all'olio essenziale in essa contenuto. Infatti, quest'ultimo ha dimostrato di essere in grado di esercitare un'attività spasmolitica sulle vie biliari e sull'intestino tenue e di esercitare anche attività colagoga e coleretica. Applicato esternamente, invece, l'olio essenziale di rosmarino è utile nel contrastare i reumatismi e i piccoli disturbi circolatori superficiali, grazie alla sua azione analgesica e lievemente revulsiva. Inoltre, molti dei costituenti chimici del rosmarino (olio essenziale, diterpeni, flavonoidi) hanno dimostrato di possedere interessanti attività antiossidanti, che sembrano essere esercitate attraverso l'inibizione dell'anione superossido. Tuttavia, è bene precisare che tale attività antiossidante pare sia svolta soprattutto dai diterpeni contenuti nella pianta. Inoltre, al rosmarino vengono attribuite anche proprietà antimicrobiche, anticonvulsive, balsamiche, epatoprotettive e antitumorali.
Rosmarino contro i disturbi dispeptici Grazie all'azione colagoga, coleretica e antispastica sulle vie biliari e sull'intestino tenue esercitata dall'olio essenziale di rosmarino, questa pianta può essere impiegata per il trattamento di disturbi dispeptici. Per trattare i sopra citati disturbi, il rosmarino deve essere assunto internamente. Ad esempio, se il rosmarino viene assunto sotto forma di tintura (rapporto droga/solvente 1:5, utilizzando etanolo al 70% V/V come solvente di estrazione), solitamente, si consiglia l'assunzione di circa 20-40 gocce di preparato. Nel caso in cui, invece, si utilizzi l'estratto liquido di rosmarino (rapporto droga/solvente 1:1, utilizzando etanolo al 45% V/V come solvente di estrazione), la dose generalmente consigliata è di 2-4 ml di prodotto.
Rosmarino contro i reumatismi e i problemi circolatori superficiali Come accennato, grazie all'attività analgesica e revulsiva di cui è dotato l'olio essenziale di rosmarino, l'utilizzo di questa pianta per il trattamento di reumatismi e disturbi circolatori superficiali è stato ufficialmente approvato. Per il trattamento dei sopra citati disturbi, il rosmarino deve essere impiegato esternamente e per questa ragione è disponibile in formulazioni semisolide (come le pomate) o liquide. Generalmente, si consiglia di impiegare preparazioni con concentrazioni di olio essenziale che variano dal 6% al 10% e di applicarle direttamente sulla zona interessata.
N.B.: quando il rosmarino viene utilizzato per fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (olio essenziale), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo. Quando si utilizzano preparazioni a base di rosmarino, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di olio essenziale contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite. In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente rosmarino, è bene rivolgersi preventivamente al proprio medico.
Rosmarino nella medicina popolare e in omeopatia Nella medicina popolare, il rosmarino non viene impiegato internamente solo per contrastare i problemi digestivi, ma anche per trattare numerosi altri disturbi, quali amenorrea, dismenorrea, oligomenorrea, mal di testa ed emicrania. Inoltre, è utilizzato perfino come rimedio contro le vertigini, gli stati di esaurimento e la scarsa memoria. Esternamente, invece, la pianta viene utilizzata dalla medicina tradizionale nella composizione di impacchi per il trattamento di ferite che faticano a guarire ed eczemi. Inoltre, il rosmarino viene impiegato esternamente nel trattamento di dolori reumatici, dolori muscolari e sciatica. Il rosmarino è sfruttato anche nella medicina omeopatica, dove lo si può trovare sotto forma di tintura madre, gocce orali, macerato glicerico o granuli. In quest'ambito, la pianta è impiegata per il trattamento di disordini gastrointestinali, dolori articolari, muscolari e reumatici, tosse, sinusite, bronchite, infezioni dell'orecchio e disturbi circolatori (comprese le vene varicose). La quantità di rimedio omeopatico da assumere può essere diversa fra un individuo e l'altro, anche in funzione del tipo di disturbo che si deve trattare e del tipo di preparazione e di diluizione omeopatica che s'intende impiegare.
N.B.: le applicazioni del rosmarino per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Controindicazioni Evitare l'assunzione di rosmarino in caso di epilessia (olio essenziale), in gravidanza o più in generale in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.
Interazioni Farmacologiche interazioni con oli essenziali ricchi di chetoni (salvia, assenzio) per sommazione di effetti sul SNC.
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