Iperico
L'iperico (Hypericum perforatum) è una pianta della famiglia delle Hypericaceae. Le sue sommità fiorite sono ricche di flavonoidi e svolgono un'azione antidepressiva e sedativa. Scopriamola meglio.
Proprietà dell'iperico
Le proprietà terapeutiche delle sommità fiorite dell’iperico sono dovute al fitocomplesso rappresentato essenzialmente da flavonoidi, come l´ipericina, la rutina, la quercetina e l´iperoside, sostanze a spiccata azione antidepressiva e sedativa, che si ottengono dall’estratto secco o dalla tintura madre.
L'ipericina, in particolare, inibisce due enzimi responsabili della disattivazione di vari mediatori del sistema nervoso centrale (serotonina, dopamina, noradrenalina) e aumenta la secrezione notturna di melatonina, aiutando contro l'insonnia. È, inoltre, in grado di accrescere i livelli serici di serotonina, similmente a certi farmaci antidepressivi, riequilibrando del tono dell'umore.
Diversi esami hanno dimostrato che l´estratto di iperico, limita il riassorbimento di altri due neuro recettori denominati noradrenalina e dopamina che possiedono anch’essi un ruolo importante nella depressione, negli sbalzi di umore durante il periodo menopausa, nella depressione stagionale e nei periodi di esaurimento nervoso.
L'infuso della pianta è utilizzato nel trattamento delle forme infiammatorie dei bronchi e delle vie genito-urinarie, come, tosse e cistite, per l' attività balsamica, antibatterica, anticatarrale e antiflogistica.
Oleolito (ottenuto dalla macerazione dalle sommità fiorite fresche in olio di mandorle o girasole), dal tipico colore rossastro, ha proprietà cicatrizzanti ed emolienti e stimola la rigenerazione cellulare. Per questo il motivo è usato contro le ustioni, l’eritema solare, in caso di macchie della pelle, psoriasi, secchezza della cute del viso e del corpo, invecchiamento cutaneo, piaghe da decubito, smagliature, cicatrici, e segni provocati dall'acne. Di questa preparazione si potrebbe dire che è un vero trattamento di bellezza, e probabilmente uno dei prodotti antirughe e anti età più potenti ed efficaci che esista in natura.
Modalità d'uso
USO INTERNO:
500-800 mg di estratto secco sotto forma di capsule o compresse al mattino
50 gocce di tintura madre con un po’ di acqua 1-3 volte al giorno per 2 mesi consecutivi. Interrompere un mese e, se necessario, ripetere il ciclo di trattamento.
INFUSO: 1 cucchiaio raso sommità fiorite di iperico, 1 tazza d’acqua
Versare la miscela di foglie e fiori nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min.
Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso tosse, raffreddore e infiammazioni urinarie
USO ESTERNO:
Olio di iperico: 70 gr di sommità fiorite fresche, 250ml di olio di mandorle
Far macerare per 6 settimane in una bottiglia ben chiusa, a temperatura ambiente, quindi esporre al sole per un giorno intero. Filtrare e conservare in bottiglie di vetro scuro, al riparo dalla luce e in luogo fresco.
Sarà sufficiente applicarlo ogni sera su viso e collo per poter constatare i primi risultati anti-rughe e anti-età, già dopo soli 10 giorni di applicazione. Oppure utilizzarlo al momento del bisogno in caso di piaghe, ulcere, scottature.
Controindicazioni dell'iperico
Cospicui studi farmacologici e clinici, effettuati sul vegetale, dimostrano che l’iperico è una vegetale sicuro, ma può presentare alcune controindicazioni come la fotosensibilità durante l’esposizione ai raggi solari per cui, durante il periodo di assunzione, è bene evitare l'esposizione al sole e/o a lampade abbronzanti.
Diminuisce l'effetto anticoagulante del Warfarin e può abbassare i livelli ematici della Ciclosporina, usata contro il rischio di rigetto da trapianti; riduce l'effetto dei contraccettivi orali; potenzia gli effetti degli antidepressi di sintesi; ed è necessario sospenderne l'assunzione cinque giorni prima di ogni intervento chirurgico. Non si deve assumere in gravidanza e allattamento.
Descrizione della pianta
Pianta con corto rizoma e fusto eretto (1 m.), legnoso e ramificato. Le foglie sono opposte ovali o oblunghe, picchiettate di minuscole ghiandole trasparenti (contenenti l’olio essenziale) che in controluce assomigliano a forellini e gli conferiscono l’appellativo “perforato”. I fiori, di colore giallo intenso, sono riuniti in una sorta di corimbo, compaiono in estate; se stropicciati colorano la pelle di rosso. Tutta la pianta emana un odore gradevole.
Habitat dell'iperico
Molto comune nei terreni asciutti, lungo i margini delle strade, ai bordi di campi e nelle radure, cresce fino a 1600 m d'altitudine.
Cenni storici
Spesso la superstizione popolare si lega a piante che assumono nell’immaginario collettivo straordinari poteri curativi o magici. L’iperico è una di queste. Storicamente il suo nome deriva dal greco hyper-eikon, cioe' pianta che cresce sulle vecchie statue. Per i medici greci Ippocrate e Dioscoride il suo nome significherebbe “al di sopra del mondo degli Inferi”.
Più' noto come erba caccia-diavoli per la presunta capacità di cacciare gli spiriti maligni e i fantasmi, è anche chiamato erba di S. Giovanni. Si racconta che alla vigilia dell’omonima festa, per proteggersi dai malefici delle streghe, fosse utile portare una piantina di iperico insieme alla ruta, l’artemisia e l’aglio. In molti paesi europei nella notte di S. Giovanni c’era l’usanza di danzare attorno al fuoco, cingendosi il capo con le sue fronde; una volta spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case, per preservarle dai fulmini.
Issopo
L’issopo (Hyssopus officinalis) è una pianta della famiglia delle Lamiaceae utile contro tosse, raffreddore, asma e cistite. Scopriamolo meglio.
Proprietà dell'issopo Le sommità fiorite dell'issopo contengono flavonoidi, tannini, sostanze amare (marrubina) e un gradevolissimo olio essenziale, responsabile della maggior parte delle sue proprietà balsamiche ed espettoranti per le vie respiratorie. In fitoterapia si utilizza per sedare la tosse e gli attacchi d’asma, perché fluidifica e aiuta a eliminare il catarro soprattutto dei bronchi e dei polmoni.
Sempre grazie all’olio essenziale possiede proprietà digestive: stimola la secrezione dei succhi gastrici, favorisce i processi digestivi, elimina i gas intestinali.
La presenza dei flavonoidi conferisce all’issopo un’azione diuretica e antisettica per le vie urinarie, in grado di aumentare la diuresi e mantenere libero da batteri il condotto urinario, utile nelle infezioni batteriche e infiammazioni, per curare la cistite.
Modalità d'uso USO INTERNO INFUSO: 1 cucchiaio raso di sommità di issopo, 1 tazza d’acqua Versare l’issopo nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo in caso di meteorismo, tosse e per problemi digestivi.
USO ESTERNO Impacchi con compresse di garza sterile imbevute di infuso, sono ottime per gli occhi stanchi, per purificare la pelle e per cicatrizzare le ferite.
I gargarismi con l’acqua dell’infuso aiutano nelle infiammazioni della gola.
Controindicazioni dell'issopo Per l'issopo non esistono particolari controindicazioni. Se ne sconsiglia l'uso solo in caso di sensibilità accertata verso i componenti.
Descrizione della pianta Pianta aromatica perenne, è forse tra le più ricche di olii essenzialito, a portamento cespuglioso formata da fusti eretti, esili, alti fino a 60 cm. Le foglie sono piccole, oblunghe e strette do 2-5 cm, di un bel colore verde intenso, con nervature in rilievo.
I fiori sono piccoli, bluastri, riuniti in spighe unilaterali. Il frutto è un tetrachenio, che contiene un solo seme nero e rugoso.
L'habitat dell'issopo Originario dell'Europa del sud e dell'Asia occidentale e cresce spontaneamente in prevalenza nelle zone montane dell'Italia del nord fino ai 1200 m di altitudine.
Cenni storici Il nome botanico “issopo” si può far risalire, sia alla lingua greca hyssopos, che significa “a forma di freccia”, che derivare dall'ebraico Esobh che significa “erba sacra”, utilizzata insieme al legno di cedro, secondo l’Antico Testamento, dal re Salomone, per fumigazioni, allo scopo di purificare l’aria e prevenire la lebbra. Tradizionalmente, infatti, la pianta d'issopo era usata in rametti riuniti come aspersorio e utilizzata nelle purificazioni.
Sempre nell'Antico Testamento (Es 12,22), fu usata come pennello per segnare col sangue d'agnello le porte delle famiglie israelitiche, che l’angelo distruttore avrebbe dovuto risparmiare in occasione dell'esodo dall'Egitto.
Nel Nuovo Testamento, (Giovanni 19,29) si dice che una spugna impregnata di aceto fu fissata su legno di issopo e offerta da bere a Gesù in croce, come atto di pietà. Dato che il fusto della pianta, non può essere più lungo di 30 cm, più altri 30 cm di lunghezza del braccio, ciò indicherebbe che la traversa della croce non era così alta quanto a volte viene ritratta ma che la testa di Gesù si trovava a circa 2,20 metri da terra.
Le proprietà magiche dell'issopo sono state ritenute in passato false credenze, frutto di superstizioni. La modernità ha confermato gli straordinari benefici positivi che questa pianta apporta. Per il particolare aroma molto simile alla menta, si utilizza di frequente nella preparazione di acque di colonia o in cucina, per dare sapore a minestre e insalate.
Di Alessandra Romeo
fonte
Ippocastano
L'ippocastano (Aesculus hippocastanum) è una pianta della famiglia delle Ippocastanacee. Dall'azione vasocostrittrice e decongestionante, è utile per la salute dei reni e delle vene. Scopriamola meglio.
Proprietà dell'ippocastano I semi e la corteccia dell’ippocastano contengono saponine, la cui miscela è chiamata escina, glucosidi cumarinici e triterpenici, tra cui l’esculina, procianidine tannini e flavonoidi, amidi e grassi insaturi.
L’escina in particolare rappresenta il principio attivo più importante e insieme ai flavonoidi, sostanze universalmente note per le loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive, conferisce alla pianta proprietà antiedemigena e vasocostrittrice.
Infatti, questo prezioso principio attivo è in grado di ridurre l'attività dell'elastasi e della ialuronidasi, due enzimi che attaccano l'endotelio dei vasi e la matrice extracellulare, indebolendone la struttura. Riducendo l'attività di questi enzimi, i vasi riacquistano la normale resistenza e permeabilità.
Gli estratti di ippocastano sono ampliamente utilizzatati nel trattamento delle malattie rettali come emorroidi e ragadi anali, e in tutti i disturbi circolatori nelle condizioni di insufficienza venosa periferica e nelle sindromi flebitiche. I sintomi dell'insufficienza venosa cronica includono la comparsa di un senso di pesantezza, gonfiore e prurito alle gambe, spesso accompagnato a crampi notturni.
L'azione capillaroprotettiva e decongestionante si esplica nel miglioramento dell’attività del microcircolo mediante la riduzione della permeabilità dei capillari, favorendo così il drenaggio linfatico. Un minore ristagno di sangue in periferia significa gambe meno gonfie e pesanti e costituisce un’ottima azione preventiva contro la cellulite e la fragilità capillare.
Anche il gemmoderivato, ottenuto dalle gemme dell’albero, viene utilizzato per la stasi e congestione venosa; non ha soltanto svolge un’azione vasoprotettrice flebotonica e antinfiammatoria, ma il suo meccanismo d’azione è simile ad un salasso incruento, perché l’effetto decongestionante avviene anche mediante il miglioramento della funzione circolatoria alterata e ciò permette un miglior deflusso ematico dai vasi venosi congestionati. Favorisce l'aumento del tono venoso, contribuendo al restringimento delle varici dilatate e tortuose. Può migliorare la microcircolazione, oltre ad avere proprietà antiemorragiche, e possiede proprietà riparatrice in edemi ed ematomi di origine traumatica o allergica. Combatte la ritenzione idrica di sodio e cloruri, stimolando la diuresi, attraverso un’azione drenante.
L'ippocastano tra i rimedi contro l'emorroidi
Modalità d'uso 40 gc di tintura madre da assumere 2 volte al giorno lontano dai pasti
40 gc di gemmoderivato da assumere 2 volte al giorno lontano dai pasti
800 mg di estratto secco sotto forma di capsule o compresse da assumere lontano dai pasti
Controindicazioni dell'ippocastano Non ci sono importanti controindicazioni nell'assunzione dell'ippocastano, se non in caso di ipersensibilità verso uno o più componenti. Se ne sconsiglia l'utilizzo durante la gravidanza e l'allattamento.
L'ippocastano contiene anche cumarine. Questa hanno un'attività antitrombotica perciò sono possibili interazioni con farmaci antiaggreganti o anticoagulanti.
Descrizione della pianta L'Ippocastano può arrivare a 25-30 metri di altezza; presenta un portamento arboreo elegante e imponente. La chioma è espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro restando molto compatta. L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. La corteccia è bruna e liscia e si desquama con l'età.
Le foglie dell'ippocastano sono decidue, palmato-settate, con inserzione opposta, mediante un picciolo di 10-15 cm, su rametti bruni o verdastri e leggermente pubescenti; il margine è doppiamente seghettato, la nervatura risulta ben marcata; sono di color verde brillante nella pagina superiore e verde chiaro, con una leggera tomentosità sulle nervature, in quella inferiori.
I fiori sono ermafroditi a simmetria bilaterale, costituiti da un piccolo calice a 5 lobi ed una corolla con 5 petali bianchi, spesso macchiati di rosa o giallo al centro; riuniti in infiorescenze a pannocchia di grandi dimensioni (fino 20 cm di grandezza e 50 fiori). I frutti sono grosse capsule rotonde e verdastre, munite di corti aculei, che si aprono in tre valve e contengono un grosso seme o anche più semi di colore bruno lucido che prendono il nome di castagna matta. Hanno sapore amaro e sviluppano un odore molto sgradevole durante la cottura.
Habitat dell'ippocastano Originaria della parte settentrionale della penisola balcanica, in Albania, in Jugoslavia meridionale, in Bulgaria orientale, in Grecia settentrionale. Oggi è coltivato e diffuso in tute le zone temperate dell'Europa, dalla pianura fino a 1200 m. di altitudine. In Italia è diffusa in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali.
Longevo e rustico, tollera le basse temperature e non ha particolari esigenze in fatto di suolo, anche se cresce meglio nei terreni fertili. È poco resistente alla salinità del terreno e gli agenti inquinanti atmosferici, ai quali reagisce con arrossamento dei margini fogliari e disseccamento precoce della lamina.
Cenni storici L’ippocastano é un albero antichissimo, probabilmente un residuo dell'era terziaria. Data la somiglianza tra i frutti suoi e quelli del castagno, gli antichi certamente tentarono di mangiarne i frutti, ma ben presto rinunciarono poiché i frutti dell'ippocastano, cioè le castagne d'India, sono tossiche per l'uomo.
Al contrario, alcuni animali selvatici consumano la castagna che viene soprannominata "matta". Sull'origine del nome dal greco ippo significa “cavallo” e kastanon “castagna” sono state fatte molte ipotesi. Si dice che i cavalli mangino le castagne d'India, ma questo non è vero, anche se si racconta che i Turchi dessero la polvere derivante dalle castagne d'india ai cavalli per guarirli dalla tosse. È stato introdotto a Vienna nel 1591 da Charles de l'Écluse e a Parigi, da Bachelier, nel 1615 come albero ornamentale.