MACA
Proprietà della maca delle Ande
La radice della maca contiene tutti i più importanti principi nutritivi, essenziali al nostro organismo, che la rendono praticamente un alimento completo. Ricca di aminoacidi essenziali (10,2%), sali minerali, vitamine, carboidrati, acidi grassi e fibre, la pianta rappresenta un prodotto naturale completo nella sua composizione chimica.
Grazie a questi costituenti presenta la capacità di migliorare la risposta allo stress e alla fatica, e la resistenza agli sforzi massimali. Queste proprietà, rinvigorente ed energizzante, sono attribuibili alla sua azione sulla glicogenesi, cioè la produzione di glucosio, a partire dalle riserve energetiche, rendendolo disponibile e circolante in caso di attività fisica o intellettuale.
La presenza degli aminoacidi (costituenti elementari delle strutture muscolari) le conferiscono proprietà anabolizzanti, perché aiuta ad aumentare la massa muscolare negli sportivi e quindi è indicata come supplemento alimentare nelle attività ad alto consumo energetico.
Ricca di vitamine A, C e del complesso B, di calcio, ferro e zinco, agisce beneficamente sul sistema nervoso ed è consigliata nella cura dell’anemia di varia natura, per la capacità di elevare il livello di emoglobina; e per rinforzare il sistema immunitario nel combattere tutti i sintomi influenzali come febbre, tosse e raffreddore.
La maca, grazie agli alcaloidi e agli steroli, ha anche una straordinaria azione equilibrante sul sistema ormonale nel suo insieme (ipotalamo, ghiandole surrenali, pancreas) capace di favorire la fertilità sia maschile, che femminile.
Da inserire come ingrediente principale nelle diete afrodisiache è conosciuta, infatti, come viagra peruviano, nelle donne agisce come stimolante della maturazione dei follicoli di Graff e dell’ingrossamento nell’endometrio. È perciò indicata alle donne in tutti i momenti della vita, perché riduce la sindrome pre-mestruale, è utile contro i dolori mestruali (dismenorrea), e regolarizza il ciclo; in gravidanza e allattamento agisce come remineralizzante e come abbiamo visto ha degli effetti benefici sull’utero.
Negli uomini favorisce un incremento del volume seminale, aumentando la quantità di sperma per eiaculazione, e migliora la motilità spermatica.
Modalità d'uso
Essendo considerata un alimento, la dose di maca da assumere giornalmente non è ancora stata standardizzata in modo rigoroso, e può variare in funzione delle esigenze personali. In media si consigliano da 5 a 20g di radice essiccata (o farina), al giorno.
800-1000 mg estratto secco in compresse o capsule da assumere ai pasti
Controindicazioni della maca delle Ande
La maca delle Ande non ha mostrato particolari controindicazioni o effetti collaterali. Tuttavia si sconsiglia di assumerla senza un consulto specialistico.
Descrizione della pianta
Pianta erbacea annuale di piccole dimensioni, ma per la formazione di radici di accumulo può essere definita perenne. La radice è un tubero carnoso, simile alla rapa, di forma arrotondata, del diametro di circa 8 cm. e lunga fino a 14 cm, di colore variabile dal giallo a rosso scuro.
Le foglie sono basali piccole e alterne sui rami laterali. I fiori sono piccoli e apicali di colore giallo.
L'habitat della maca delle Ande
Nativa della Cordigliera delle Ande del Perù e della Bolivia, cresce tra i 2500 e 5000 m. in condizioni impossibili: venti molto forti, escursione termica estrema (dall’intenso calore del mattino al freddo gelido della notte) temperature sotto zero e luce solare molto intensa, su terreni molto poveri e rocciosi.
In questa zona ostile, dove c’è poco ossigeno, esistono rare vegetazioni; crescono solo patate amare e Maca. Non esistono alberi, ma solo piante di basse altezze.
Cenni storici
Nelle tribù precolombiane del Perù, come hanno dimostrato i numerosi ritrovamenti archeologici, la maca veniva considerata come un dono degli dei. Inoltre si coltivava come alimento, e a volte era usata come condimento nelle cerimonie di danza religiosa.
Il frate Antonio Vásquez de Espinoza in una descrizione dell'anno 1598 fa menzione del consumo di questa pianta da parte delle popolazioni locali, che la utilizzavano come un forte ricostituente afrodisiaco, capace di aumentare il desiderio sessuale tanto negli uomini che negli animali, e in particolar modo di promuovere la fertilità; e ci informa che dopo la conquista del Perù, i colonizzatori finirono con l’utilizzarla come imposta.
Solo nell’anno 1980, si mostrò interesse per questo potente tubero, anche grazie alle tante ricerche fatte da tedeschi e americani. Dopo quella data fu rinominata come: "la coltura persa degli Incas".
MUIRA PUANA
Le proprietà della Muira puama sono:
È un ottimo stimolante sessuale (migliora l'erezione nell'uomo e l'inturgidimento dei genitali nella donna) e, in generale, ha proprietà afrodisiache (aumenta il vigore e il desiderio sessuale sia nell'uomo che nella donna). È un ottimo tonico neuromuscolare per tutto l'organismo. Ha ottimi effetti contro l'affaticamento, come antinevralgico, come digestivo. Cura l'inappetenza, la depressione, l'esaurimento, i dolori mestruali e i reumatismi. Può ridurre il grasso corporeo, aumentando la massa magra muscolare oltre che ridurre il colesterolo. Svolge un'azione benefica nei confronti della memoria e dei disturbi nervosi. I principi attivi della Muira puama sono contenuti in quasi tutte le parti della pianta ma è principalmente nella corteccia e nella radice che si trovano delle sostanze ricche di acidi grassi estreri, oli essenziali (inclusi il beta-cariofillene e l’alfa-humulene), steroli vegetali, triterpeni (fra cui il lupeolo) e in particolare un alcaloide, la muirapuamina, ad azione vasodilatatrice specifica e con una spiccata azione afrodisiaca.
Questo alcaloide agirebbe sui sistemi “catecolaminergici” del sistema nervoso centrale ed i suoi principi attivi funzionerebbero da precursori dei neurosteroidi cerebrali. Le catecolamine e i neurosteroidi sovrintendono al determinante ruolo di generare la sensazione di energia e vitalità fisica complessiva, ne deriva una azione rivitalizzante generale che ha positivi influssi sullo stato generale.
Modalità d’uso Della Muira puama vengono utilizzate le radici, dove si trovano in quantità notevoli molte sostanze di natura resinose ed un particolare alcaloide (muirapuamina). La Muira puama viene usata nei casi di impotenza, diminuzione della libido, astenia psichica, stanchezza fisica ed intellettuale.
Questa pianta officinale è utilizzata per combattere l'impotenza in uso interno, sotto forma di gocce, e come uso esterno, sotto forma di decotto concentrato, per bagnare le parti genitali.
Decotto: mettere 10-15 g di Muira puama in infusione in 1 litro di acqua bollente e lasciare in ebollizione per 15 minuti con il succo di un limone. Zuccherare a piacere. Iniziare con una tazza al giorno ed eventualmente aumentare fino a due tazze al giorno. Infuso: un cucchiaino da caffè per tazza. Bollire 5 minuti, infusione 5-10 minuti. Da 1 a 2 tazze al giorno. Molti studi hanno dimostrato che un ciclo di assunzione di due/tre settimane, rispettando la dose consigliata, migliora lo stato erettile in generale, le funzioni sessuali, il vigore ed il desiderio sia nell’uomo che nella donna.
Ottimo come stimolante nervoso. Bisogna tuttavia non esagerare con le dosi, perché l'aumento di acetilcolina nei muscoli può addirittura alterare la coordinazione nei movimenti.
Controindicazioni della Muira puama Gli effetti collaterali associati all'uso di Muira puama sono lievi e perlopiù limitati alla possibile comparsa di saltuari dolori allo stomaco e alla testa, associati a nervosismo ed iperagitazione. In ogni caso, contattare sempre il proprio medico prima di utilizzare prodotti a base di Muira puama.
Descrizione della pianta La Muira puama è conosciuta anche come marapuama il cui nome significa «legno della potenza» e «erba dell'amore». Si tratta del Ptychopetalum olacoides appartenente alla famiglia delle Olacaceae. La Ptycopetalum olacoides è un arbusto dai rami sottili e foglie ovali sempreverdi che può arrivare anche a 5 m di altezza. Possiede fiori bianchi che hanno un odore pungente e aromatico che ricorda il gelsomino.
Habitat della Muira puama Muira puama, è un albero tipico dell'Amazzonia brasiliana e di altre zone della foresta pluviale. Nel genere Ptycopetalum esistono diverse specie tra le quali la Ptycopetalum olacoides tipica del Brasile della foresta amazzonica, e Ptycopetalum uncinatum del Brasile. Delle due specie si preferisce usare la prima in quanto più ricca dei principi attivi utili all'uomo.
Cenni storici Le antiche tribù autoctone attribuivano a questa pianta fantastiche proprietà, chiamandola erba dell’amore ed usandola in molte cerimonie propiziatorie all’accoppiamento. I primi esploratori europei, negli anni 1920-1930, osservarono che gli indigeni dell’Amazzonia usavano la Muira puama per curare molteplici patologie.
Una volta portata in Europa, questa pianta entrò a far parte della medicina erboristica inglese ed è inserita nella British Herbal Pharmacopoeia, un’autorevole fonte della medicina erboristica inglese, dove è raccomandata per il trattamento sia dell'impotenza che della dissenteria.
fonte
MIRTO
Proprietà e benefici del Mirto Il Mirto per il suo contenuto in olio essenziale (mirtolo, contenente mirtenolo e geraniolo e canfene), tannini e resine, è un’interessante pianta dalle proprietà aromatiche e officinali.
Al mirto sono attribuite proprietà balsamiche, antinfiammatorie, astringenti, leggermente antisettiche, pertanto trova impiego in campo erboristico e farmaceutico per la cura di affezioni a carico dell’apparato digerente e del sistema respiratorio.
Tradizionalmente si attribuiscono al mirto benefici utili contro la cistite, la cattiva digestione, le emorroidi e le gengiviti
Anche il liquore sardo, ricavato dalla macerazione in alcool dei frutti del mirto, è noto per la sua azione digestiva.
Il mirto svolge anche un’azione tonica e antisettica, utile per la produzione di creme per la cosmesi naturale e detergenti intimi per le pelli sensibili.
Modalità d’uso Del Mirto si utilizza tutto: foglie, fiori e bacche. Dai fiori si ricava un’essenza che viene utilizzata in campo cosmetico, le foglie invece, una volta essiccate, vengono utilizzate per insaporire piatti a base di carne e di pesce ma anche per la preparazione di infusi.
Le bacche, oltre a poter essere consumate appena colte, vengono impiegate per la preparazione del liquore di mirto.
Con le foglie di mirto si può preparare: un decotto, usato contro bronchite e infiammazioni delle vie respiratorie; un infuso, utile contro le emorragie e come astringente in caso di diarrea.
Le foglie del mirto, inoltre, contengono numerose sostanze utili per migliorare l'azione del sistema immunitario contro i malanni di stagione.
Controindicazioni del Mirto Non sono indicate particolari controindicazioni nell’assunzione del mirto; l’unico effetto collaterale potrebbe essere rappresentato da allergie cutanee ed è sconsigliato alle donne in gravidanza ed ai bambini fino ai due anni di età.
Descrizione della pianta Il Mirto (Myrtus communis), è una pianta dal portamento arbustivo, non più alta dei 2 metri. Il fusto è ricoperto da una corteccia che varia colore in base all’età della pianta.
Negli individui giovani è rossastra, mentre in quelli più maturi diventa grigiastra. I fiori sono bianchi o rosa pallido, emanano una piacevole profumazione e fioriscono nella tarda primavera fino anche a settembre.
Habitat del Mirto Il Mirto, è un alberello sempreverde che cresce spontaneo nella zona mediterranea: Sardegna e Corsica sono due luoghi in cui la pianta cresce in modo rigoglioso ed abbondante.
Cenni storici In epoca romana il mirto era considerato il simbolo della gloria, della prosperità e dell’amore eterno; i fiori di mirto erano spesso presenti durante i banchetti nuziali come segno bene augurante e propiziatorio.
MIRTILLO
Proprietà del mirtillo Il mirtillo è una di quelle piante di cui si utilizzano più droghe (parti). Come vedremo, se si impiegano le bacche (i frutti), le foglie o le parti meristematiche, avremo più attività terapeutiche. Questo perché ogni droga agirà secondo principi attivi diversi, che costituiranno il suo specifico fitocomplesso.
Le bacche del mirtillo nero contengono molti acidi organici (malico, citrico ecc.), zuccheri, tannini, pectina, le vitamine A, C e, in quantità minore, la vitamina B e i glucosidi antocianici (mirtillina) i quali oltre a dare al frutto il suo caratteristico colore, riducono la permeabilità dei capillari e rafforzano la struttura del tessuto connettivo, che sostiene i vasi sanguigni, migliorandone l’elasticità e il tono.
Questi principi contenuti nel fitocomplesso le conferiscono la proprietà capillaroprotettrice, rendendola particolarmente adatta al trattamento dei disturbi circolatori, specie di origine venosa e in tutti i casi di fragilità capillare, soprattutto a carico della retina.
Le antocianine sono capaci di inibire l'attività di alcuni enzimi che distruggono il collagene e i tessuti elastici dei capillari e dei vasi del sistema circolatorio periferico, provocando fragilità e la loro eccessiva permeabilità.
Queste sostanze inoltre favoriscono e aumentano la velocità di rigenerazione della porpora retinica (la rodopsina) degli occhi, che è il pigmento della retina, essenziale per la visione in condizioni di scarsa luminosità, acuendo la vista specialmente la sera, quando c’è poca luce.
I grandi pregi nutritivi del mirtillo derivano anche dalla ricca presenza di vitamina A e C (quelle in maggior quantità), ma anche di vitamine B1, B2, PP e di sali minerali essenziali per il nostro organismo (calcio, fosforo, ferro, sodio e potassio), che conferiscono alle bacche un’azione antiossidante.
Questi principi, nutritivi coadiuvati dagli antocianosidi, inibiscono validamente la formazione dei radicali liberi, responsabili dell'ossidazione delle particelle di colesterolo LDL, indotta dal rame, che è la causa fondamentale della formazione delle placche aterosclerotiche nelle pareti dei vasi sanguigni. Tale attività è massima dopo circa 60 minuti e rimane su livelli significativi per circa 6 ore.
Le antocianine del mirtillo hanno anche un effetto antisettico utile nel trattamento della diarrea, delle coliche dolorose addominali e delle cistiti. Recentemente si è scoperto che inibiscono l'adesione dei colibacilli alla parete dell'intestino e della vescica, fornendo così una spiegazione al loro uso nelle infezioni urinarie e intestinali, provocate dall'alterazione della flora batterica.
Le foglie del mirtillo meritano una menzione speciale; contengono tannino, glucosidi flavonoidi e glucochina, sostanza che abbassa il contenuto di glucosio (zuccheri) nel sangue: possiedono cioè gli effetti astringenti e antidiarroici dei frutti, ma sono anche ipoglicemizzanti; si consigliano quindi ai chi soffre di diabete, in quanto consentono di ridurre le dosi di farmaci per via orale o quelle di insulina.
Dai giovani getti della varietà Vaccinum vitis idaea (mirtillo rosso) si ricava il gemmoderivato. Questo macerato glicerico è l’antinfiammatorio per eccellenza dell’intestino. La sua azione regolatrice, corregge gli squilibri della mobilità enterocolica cioè in caso di stitichezza o diarrea, e ripristina l’attività enzimatica intestinale.
Per questa ragione si utilizza nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile, perché elimina la flatulenza, dovuta alla fermentazione delle feci, sfiamma le pareti e normalizza il funzionamento dell'intestino, soprattutto del colon.
Modalità d'uso Estratto secco titolato: 60-120 mg è il dosaggio giornaliero da assumere lontano dai pasti. Decotto di Mirtillo: 70 grammi di bacche fatte bollire in 1 litro d’acqua per almeno 5 minuti. Tintura Madre: 40 gocce 2volte al giorno in un bicchiere d’acqua per stimolare le funzioni gastriche, e come antisettico Succo di Mirtillo: un cucchiaio al mattino a stomaco vuoto per contrastare i problemi della microcircolazione. Macerato glicerinato giovani getti: 40-50 gc in due somministrazioni giornaliere, lontano dai pasti, come antinfiammatorio e regolatore della motilità intestinale
Controindicazioni L’estratto secco di mirtillo nero ha azione diuretica e può favorire la formazione di calcoli renali da ossalati e fosfati a chi ne è predisposto. Grazie alla sua azione ipoglicemizzante se ne sconsiglia l’uso a chi è già sottoposto a terapia farmacologica per la cura del diabete.
Descrizione della pianta Piccolo arbusto alto da pochi a 50 cm. Le foglie sono ovali o ellittiche, hanno il margine dentellato. I fiori sono penduli e normalmente solitari, la corolla è di colore bianco-rosato, hanno una forma tipica a orcio rovesciato, con petali saldati tra loro.
Questa forma è comune a tutte le Ericacee. I frutti hanno l'aspetto di bacche, ma in realtà sono false bacche, come le banane e i cocomeri, perché si originano - oltre che dall'ovario - da sepali, petali e stami.
L'habitat del mirtillo Cresce nella zona submontana e montana è frequente nelle Alpi e si rinviene nell'Appennino fino all'Abruzzo; si trova nei boschi e nelle brughiere.
Cenni storici Presso la tradizione nordica il mirtillo era considerato una pianta in grado di proteggere dalla malasorte. In Scandinavia i suoi rami venivano utilizzati nella cerimonia del "Piccolo Yule" (il 13 dicembre), un rito associato alla stella del solstizio d'inverno, conosciuta nella tradizione nordica come "portatrice di torcia".
Una ricetta USO INTERNO 1 cucchiaio di succo madre (spremitura delle bacche senza aggiunta di acqua e zuccheri) in mezzo bicchiere d’acqua, al mattino a digiuno, per problemi legati alla microcircolazione
MENTA
Proprietà della menta piperita La menta piperita ha le seguenti proprietà terapeutiche:
Azione anestetica: sulle mucose e sulla pelle provoca un’iniziale vasocostrizione seguita successivamente da una vasodilatazione, in questo modo si ha un’azione anestetica locale. Questo può avvenire anche a livello gastrico, inducendo un’azione antiemetica. Azione analgesica: l’estratto di menta è un’importante rimedio contro le cefalee e emicranie di tipo tensivo, con significativa riduzione del dolore. Applicata sulla fronte e sulle tempie, una soluzione di mentolo, allevia tutti i sintomi dell’emicrania come nausea, vomito e intolleranza alla luce e ai rumori. Azione antisettica: la menta ha forti proprietà antisettiche, antiparassitiche e germicide grazie al suo contenuto di polifenoli. Azione antilitica: alcuni studi hanno evidenziato una possibile capacità nella dissoluzione di calcoli nella cistifellea. Azione decongestionante e balsamica: la menta ha un’azione rinfrescante, decongestionante e fluidificante delle secrezioni dell’apparato respiratorio, pertanto viene utilizzata per curare il raffreddore, la febbre e la tosse. Azione cosmetica: in cosmesi la menta ha un’azione rinfrescante, tonica, e purificante. Azione carminativa: la menta agisce rilassando lo sfintere esofageo, riducendo il volume dei gas intestinali. Azione aromatica: la menta viene utilizzata in cucina e anche per la produzione di bevande, liquori e prodotti dolciari. Azione depurativa: molto utile nei casi di alito cattivo. I componenti principali della menta sono:
Un olio essenziale ricco di mentolo e mentone. Enzimi (ossidasi e perossidasi). Vitamina C. Acido fenolico e acido caffainico. Flavonoidi. Tannini.
Modalità d’uso Della menta si utilizzano le foglie fresche o essiccate e l’olio essenziale. La menta trova i seguenti utilizzi: sotto forma di estratti secchi titolati, olio essenziale, polvere, estratto fluido e tintura madre.
Tisana di menta: aiuta a digerire e rende fresco l’alito. Fare bollire 1 litro d’acqua e versarla su una manciata di foglie fresche (oppure 2 cucchiaini di menta secca). Lasciare in infusione 5 minuti, poi filtrare. Bere la tisana tiepida e senza zucchero. La tisana alla menta, per il suo contenuto di mentolo, viene consigliata per le sue proprietà digestive e tonificanti. Può essere d'aiuto per rilassare la muscolatura dell'intestino e per favorire la secrezione della bile e i processi di digestione degli alimenti attraverso l'apparato digerente. L'assunzione di tisana alla menta è sconsigliata nelle ore serali, poiché potrebbe disturbare il sonno, fino a provocare episodi di insonnia. La tisana di menta piperita, bevuta a piccoli sorsi, aiuta a combattere la nausea, anche durante la gravidanza o durante i viaggi. Sia l'infuso caldo sia l'essenza sono rimedi efficaci nella cura di malattie da raffreddamento, per esempio influenza accompagnata da febbre. Possono essere consumati fino a 500 millilitri di tisana alla menta al giorno. Massaggio tonificante: utilizzare 3-5 gocce di olio essenziale di menta diluite in 30 cc di olio di mandorle dolci o di semi di sesamo. L'impiego dell'olio essenziale di menta è consigliato per effettuare dei suffumigi nel caso di raffreddore. È sufficiente versarne poche gocce in un litro d'acqua bollente e respirare i vapori che si sprigionano. L'olio essenziale di menta non deve essere applicato sulla pelle dei bambini, ma può essere utilizzato in forma molto diluita nella preparazione di cosmetici o oli da massaggio destinati agli adulti. L'olio essenziale di menta viene utilizzato per la preparazione di rimedi erboristici utili a combattere i reumatismi. Può essere, infine, utilizzato diluito in olio vegetale per effettuare dei massaggi rilassanti e anti-stress sulle tempie e sulla nuca. In caso di punture di insetti: frizionare la zona interessata con 1 goccia di olio essenziale. Per allontanare gli insetti: pestare leggermente alcune foglie di menta e passarle sulla pelle. Un collutorio alla menta, per rinfrescare l'alito e dall'azione antisettica per il cavo orale, può essere preparato lasciando in infusione per dieci minuti in 200 millilitri d'acqua bollente un cucchiaino di foglie di menta essiccate. L'infuso così ottenuto dovrà essere filtrato e lasciato raffreddare prima di essere utilizzato come collutorio. In cucina la menta è utilizzata per aromatizzare salse, aceto, sciroppi. Può essere utilizzata sia fresca che essiccata come erba aromatica da impiegare per insaporire le pietanze. È ottima come condimento per le insalate, per le verdure, i legumi e i cereali. Viene utilizzata per insaporire i piatti a base di carne o i dolci come ad esempio la famosa salsa di menta inglese. Le foglie di menta essiccate possono essere utilizzate insieme a del succo o della scorza di limone per creare una bevanda aromatica estiva, semplicemente preparando una tisana che verrà poi lasciata raffreddare. Strofinare sulle dita delle foglioline di menta fresca può aiutare ad eliminare i cattivi odori eventualmente lasciati sulle dita da aglio o cipolla. La menta, infine, fornisce materia prima soprattutto per l’industria liquoristica in quanto gli estratti ottenuti dalle foglie esplicano un’attività eupeptica, cioè favoriscono la digestione e, come tali, entrano nella composizione di molti amari.
Controindicazioni della Menta piperita La menta deve essere usata con precauzione dalle persone affette da gastrite e ulcere. Può produrre effetti collaterali come: irritazioni delle mucose, nausea, vomito vertigini ed aumento del reflusso gastroesofageo.
A scopo cautelativo, l'impiego della Menta è sconsigliato in gravidanza, in allattamento e in caso di gastrite, glaucoma, disfunzioni alla tiroide e ipersensibilità verso uno o più componenti della droga. Il mentolo ad alte dosi può essere neurotossico ed è quindi sconsigliato in caso di favismo.
Nonostante l'olio essenziale di Menta sia molto irritante, sia per la cute che per le mucose, rappresenta un valido complemento terapeutico per le persone con ulcera peptica.
Descrizione della pianta La Menta (Mentha piperita) è una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Labiate. Le parti utilizzate sono le foglie e le sommità fiorite. Si tratta di una pianta eretta, con fiori disposti in verticilli; il fusto è peloso e le foglie ovate sono molto aromatiche.
Le corolle dei fiori sono di colore rosato. È una pianta da giardino che fiorisce in estate e si riproduce dai polloni. Per il loro utilizzo erboristico, i fiori e le foglie di menta vengono raccolti tra luglio ed agosto e lasciati essiccare all'aria aperta.
Habitat della menta piperita La Menta è originaria dell'Europa ed è diffusissima in tutto il mondo. Cresce bene in zone con clima temperato, mentre è assente in quelle con clima tropicale.
La menta piperita è un erba aromatica perenne e resistente, che cresce e si sviluppa facilmente se coltivata nel proprio giardino o in vaso, in modo da poter avere sempre a portata di mano le sue foglie fresche e profumate. Tollera suoli sabbiosi e l'esposizione in pieno sole, che deve essere controbilanciata da annaffiature frequenti.
Cenni storici La Menta piperita è nata nel 1996, anno in cui il botanico inglese John Ray, nel corso della sua opera di classificazione dei vari tipi di menta, scoprì un esemplare derivato da un incrocio naturale di diverse varietà selvatiche (Mentha rotundifolia e Mentha aquatica), che si distingueva in modo netto dagli altri per un profumo di gran lunga più intenso.
La coltivazione di questa pianta, che il botanico denominò peppermint, si diffuse rapidamente in tutta l’Europa e poi anche in America e Giappone, proprio grazie al suo straordinario aroma. Inoltre, quando nel secolo scorso si imparò a distillare il mentolo, si vide che la menta piperita conteneva una concentrazione molto elevata di questa sostanza.
La richiesta di mentolo, che trova largo impiego nell’industria farmaceutica, dolciaria, liquoristica (fabbricazione di dentifrici, colluttori, caramelle, gomme da masticare) portò a una diffusione ulteriore della coltivazione di questa pianta.
MELISSA
Proprietà e beneficie della melissa Le foglie di melissa, ricche di olio essenziale, che conferisce alla pianta un aroma gradevole e il sapore del limone, sono impiegate negli stati d’ansia con somatizzazioni a carico del sistema gastroenterico. Per la sua azione antispasmodica, antinfiammatoria e carminativa è indicata in caso di dolori mestruali, nevralgie, disturbi della digestione, nausea, flatulenza crampi addominali e colite.
Questa pianta è utilizzata anche nel trattamento del mal di testa, quando è causato da tensione nervosa, grazie alla presenza dell’olio essenziale (0,5%) che agisce come calmante sul sistema nervoso, e rilassante su quello muscolare. Il suo uso è particolarmente indicato, perciò, in presenza di un quadro d’irritabilità generale, insonnia causata da stanchezza eccessiva, nervosismo, sindrome premestruale, e tachicardia su base funzionale.
L'estratto di foglie fresche di melissa possiede attività antivirale, dovuta alla presenza di acidi polifenolici e polisaccaridi, contro Herpes simplex.
Modalità d'uso INFUSO: 1 cucchiaio raso foglie di melissa, 1 tazza d’acqua
Versare le foglie nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min.
Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso di crampi addominali, colite spastica, nervosismo e nevralgie. Dopo i pasti per digerire. Prima di andare a dormire per usufruire dell’azione rilassante e blandamente sedativa.
- Tintura madre di melissa: 20 gocce in poca acqua tre volte al giorno dopo i pasti. Come rilassante 30-40 gocce la sera prima di coricarsi
Controindicazioni della melissa La melissa presenta alcuni effetti collaterali e controindicazioni. Quando viene assunta in grandi quantità, è possibile che si verifichi un risultato opposto a quello desiderato. Quindi invece che essere calmante, la melissa potrebbe portare ansia e agitazione.
Inoltre la melissa è controindicata in caso di pazienti con disturbi della tiroide, come l’ipotiroidismo.
Descrizione della pianta Erbacea perenne dal portamento cespuglioso, con rizoma orizzontale e fusto (80 cm) ramificato alla base, quadrangolare e peloso.
Le foglie sono picciolate, ovali pelose, con margine dentato e solcate da numerose venature. I fiori, dapprima di colore bianco-giallastro assumono, successivamente, leggere sfumature rosa pallido; hanno forma di calice campanulato.
La corolla anch'essa tubolosa, ha il labbro inferiore diviso in tre lobi con quello centrale più grande rispetto ai due laterali.
L'habitat della melissa Cresce spontaneamente nell'Europa meridionale e nell'Asia occidentale. In Italia si può trovare lungo le siepi e nelle zone ombrose; viene inoltre coltivata nei giardini.
Cenni storici Il nome melissa sembra derivi dal greco la cui radice meli significa miele. Ciò probabilmente deriva dal fatto che il profumo della pianta attira le api, che ne succhiano volentieri il nettare.
Fu dapprima introdotta in medicina come rimedio moralmente esilarante e confortatore dei nervi. Galeno e Paracelso la consigliavano nella mania e nei disturbi psichici. Scriveva Serapio che allevia le inquietudini e tristezze del cervello e principalmente quelle prodotte dalla malinconia.
Gli Arabi la tenevano in grande considerazione: il medico Avicenna già nell’XI secolo attribuiva alla specie “la meravigliosa proprietà di rallegrare e confortare il cuore”.
L'Alcolato di Melissa, o “Acqua di Melissa” inventato dai Carmelitani Scalzi francesi nel 1611, era per le sue proprietà antispasmodiche un rimedio popolare a cui facevano ricorso tutte le classi sociali nei momenti critici della loro vita (dal mal di denti, alle sincopi, alle crisi di nervi ecc.).
MELILOTO
Le foglie e le sommità fiorite del meliloto contengono flavonoidi, tannini e glucosidi cumarinici, che per idrolisi enzimatica, rilasciano cumarine. Tra queste quella maggiormente rappresentata è il melilotoside, il quale si trasforma poi in cumarina. il cui effetto principale è quello sul drenaggio linfatico.
Inoltre la cumarina riduce significativamente la demolizione delle catecolamine, in particolare dell'adrenalina, a livello vasale, con conseguente miglioramento della capacità contrattile dei vasi sanguigni. Le catecolamine infatti sono tra i principali vasocostrittori presenti nell'organismo umano.
Inoltre la pianta svolge un'azione vasoprotettiva sulle pareti delle vene, aumentandone la permeabilità, e comportandosi quindi come l'escina. Ne deriva necessariamente lo stesso campo di indicazione, principalmente nelle malattiie delle vene e nei disturbi provocati dalle varici. In questa azione i flavonoidi hanno un ruolo complementare.
La pianta è perciò indicata nel trattamento dell'insufficienza venosa e linfatica, in presenza di edemi e gonfiori agli arti inferiori, ritenzione idrica, vene varicose, flebiti, gambe pesanti, emorroidi e cellulite.
Modalità d'uso USO INTERNO
INFUSO: 1 cucchiaio raso di meliloto foglie, 1 tazza d’acqua Versare il meliloto nell’acqua bollente, spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo, per usufruire dell’azione drenante e vasoprotettrice.
Tintura madre di meliloto: 30 - 40 gocce in un po’ d’acqua, 2 volte al giorno lontano dai pasti.
1 o 2 compresse o capsule di estratto secco (massimo 500-600 mg al giorno), 2 volte al giorno lontano dai pasti.
Controindicazioni del meliloto In alcuni casi il meliloto può provocare nausea, talvolta accompagnata da diarrea, che compaiono in genere solo all'inizio del trattamento per poi scomparire successivamente. Non va usato in gravidanza, durante l’allattamento e nel bambini al di sotto dei 10 anni di età.
Descrizione della pianta Pianta erbacea annua e biennale ha uno o più fusti eretti o prostrati, glabri, portanti foglie alterne, trifogliate, oblunghe a margine seghettato. I fiori gialli sono raccolti in racemi a forma di spiga, ascellari. Il frutto è un legume glabro, verdastro a maturità.
L'habitat del meliloto Diffuso in tutta l'Europa a clima temperato, cresce nei campi o nei luoghi incolti e semiassolati.
Cenni storici Gli Antichi chiamavano il meliloto Sertula campana, perché cresce in abbondanza in Campania, dove si usava intrecciare, con i suoi fusti, ghirlande da porre sul capo. Nella tradizione popolare si usava mettere fascetti negli armadi, per profumare la biancheria, perché si credeva tenessero lontane le tarme dagli indumenti.
MARRUBIO
Il Marrubio è una pianta conosciuta da tempi antichi per le sue proprietà balsamiche, tossifughe, espettoranti, digestive, febbrifughe. Queste proprietà ne fanno un buon rimedio nelle malattie respiratorie, caratterizzate specialmente da fenomeni catarrali.
La parte officinale della pianta è data da una sostanza amara (marrubina), che è responsabile delle virtù digestive e coleretiche, atte ad attivarne la funzionalità gastrica.
Questa pianticella ha inoltre buone proprietà febbrifughe, specialmente utili nelle febbri di origine intestinale.
Per uso esterno il Marrubio è stato tradizionalmente impiegato come blando detergente e blando antisettico su ulcere, piaghe, croste. Costituenti la pianta di marrubio sono colina, saponina, tannini, sali minerali (principalmente potassio, ferro e calcio) e vitamina C.
Modalità d’uso Per i disturbi dell’apparato respiratorio si possono preparare decotti e suffumigi con il marrubio.
Il decotto è utile anche per combattere i disturbi a carico dell’apparato digerente come gastrite e colite. Il decotto di Marrubio è efficace oltre che come digestivo anche per il trattamento dei disturbi inerenti al ciclo mestruale.
In caso di tosse persistente e di catarro, preparare un infuso: lasciare macerare 30 g di sommità fiorite in 1 litro di acqua bollente. Trascorsi 15 minuti, filtrare e aggiungere un po’ di miele. L’infuso andrà assunto nella misura di due o tre tazzine al giorno fino alla completa scomparsa dei sintomi.
In presenza di problemi di stomaco, si può preparare un decotto facendo bollire 50 grammi di sommità fiorite in 1 litro di acqua. Filtrato e intiepidito, il decotto andrà bevuto ogni giorno per una settimana. Il marrubio viene spesso usato nella di caramelle o sciroppi. È utilizzato anche per aromatizzare l'acquavite.
Controindicazioni del marrubio il marrubio è controindicato in caso di patologie a carico dell’apparato digerente e nell’ipersensibilità ai suoi principi attivi . Non utilizzare in gravidanza e durante l’allattamento. Il succo della pianta fresca può causare dermatiti da contatto.
Descrizione della pianta il Marrubio (Marrubium vulgare) è una pianta perenne che appartiene alla famiglia delle Labiate. Conosciuto anche con il nome di “robbio”, presenta un fusto leggermente ramificato con foglie ovali di colore biancastro, che può raggiungere il metro d’altezza.
I fiori sono piccoli e di colore bianco. La pianta ha un odore piuttosto sgradevole e un sapore amarognolo. Le sue proprietà nella cura delle malattie respiratorie sono conosciute da secoli.
Habitat del marrubio Il marrubio è diffuso particolarmente nelle località costiere e nelle regioni subalpine, fino a un’altitudine di 1500 metri. È possibile trovarlo anche in campagna, nei pressi di ruderi, pascoli aridi e incolti che godono di una buona esposizione al sole.
Cenni storici L’utilizzo del marrubio a scopi medicamentosi ha origini antichissime. Già gli Egizi, infatti, ne esaltavano le virtù terapeutiche e utilizzavano la pianta come efficace rimedio contro le malattie respiratorie. Il marrubio non ha mai cessato di essere usato e apprezzato.
MALVA
Proprietà della malva I fiori e in particolare le foglie della malva sono ricche di mucillagini, che conferiscono alla pianta proprietà emollienti e antinfiammatorie per tutti i tessuti molli del corpo. Questi principi attivi agiscono rivestendo le mucose con uno strato vischioso che le proteggono da agenti irritanti.
Per questo motivo, l’uso della malva è indicato contro la tosse, nelle forme catarrali delle prime vie aeree; per idratare, sfiammare il colon e depurare l'intestino, e per regolarne le funzioni, grazie alla sua dolce azione lassativa, dovuta alla capacità delle mucillaggini di formare una sorta di gel, che agisce meccanicamente sulle feci e quindi agevolandone l’eliminazione.
Il trattamento della stitichezza con la malva risulta non irritante e non violento, per cui è indicato in gravidanza, per bambini e per gli anziani. Inoltre contribuisce a guarire vaginiti, faringiti e tutte le irritazioni del cavo orale, come ascessi, gengiviti e stomatiti.
Modalità d'uso USO INTERNO
Decotto: 1 cucchiaio raso foglie e fiori di malva, 1 tazza d’acqua
Versare le foglie e i fiori nell’acqua fredda. Accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire ancora qualche minuto, spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso tosse, colite, o stitichezza.
Macerato a freddo: 10-15 grammi di fiori e foglie sminuzzate lasciate a macerare in acqua fredda per almeno 5 ore. Da questa operazione si ottiene la migliore estrazione di mucillagini.
La tisana alla malva è inoltre ottima da bere al mattino, per le sue proprietà sgonfianti e per regolare l'attività intestinale.
USO ESTERNO
Con il decotto, una volta raffreddato, si può trovare beneficio mediante gargarismi, in caso d’infiammazioni della gola o mediante lavande in caso di irritazioni vaginali.
Controindicazioni La malva è un rimedio che non presenta nessun tipo di controindicazione, purchè non se ne abusi o non si sia a conoscenza di intolleranze verso i principi costituenti la pianta quali la malvina e la malvidina.
Descrizione della pianta Pianta perenne dal portamento cespuglioso, eretto e prostrato. Il fusto (60-80 cm), legnoso alla base, porta foglie picciolate a 5-7 lobi, con margine dentato, ricoperte di peli. I fiori, che spuntano all’ascella delle foglie, sono di colore rosa-violaceo con striature più scure.
L'habitat della malva Frequente nei prati e luoghi incolti di pianura e collina è spesso spontanea negli orti e nei giardini.
Cenni storici Le virtù emollienti della malva sono conosciute e apprezzate sin dai tempi antichi, infatti, il suo nome deriva dal termine latino mollire cioè “capace di ammorbidire”.
I Greci invece la chiamavano malachè, che significa “rendere morbido”. Ippocrate la raccomandava per le sue proprietà emollienti e lassative, ma era utilizzata anche come cibo dalle persone povere. In effetti, è ottima nelle minestre o lessata e condita con olio e sale.