PAPAVERO
Proprietà Del Papavero
Gli alcaloidi presenti nel papavero sono utilizzati in medicina come sedativi della tosse e a scopo antidolorifico, perché in grado di agire a livello dei recettori del dolore. Dal lattice gli alcaloidi estratti, utilizzati in medicina, sono la morfina come potente antidolorifico (usata come farmaco di scelta anche nella cura palliativa di malattie terminali) e la codeina (presente in molte formulazioni farmaceutiche contro la tosse).
Attività biologica
Il papavero non ha ottenuto l'approvazione ufficiale per alcun tipo d'indicazione terapeutica; tuttavia, al suo interno sono contenuti particolari alcaloidi che vengono ampiamente utilizzati in ambito medico.
Più nel dettaglio, tali alcaloidi vengono estratti dal lattice ottenuto per incisione delle capsule immature della pianta.
L'alcaloide maggiormente contenuto nel papavero è la morfina (3-23%), un potente analgesico che esercita la sua attività attraverso la stimolazione dei recettori oppioidi μ. In verità, subito dopo la sua assunzione, la morfina può provocare uno stato di euforia, ma tale stato è solo transitorio e poco dopo compaiono i sintomi depressivi e gli effetti narcotici. Inoltre, la morfina è anche in grado di deprimere il centro del respiro, rallentare la velocità di svuotamento gastrico, causare costipazione e ritenzione urinaria.
La codeina - oltre ad esercitare un'azione analgesica attraverso il medesimo meccanismo d'azione della morfina - è anche in grado di deprimere il centro nervoso della tosse e, per tale ragione, costituisce il principio attivo di diversi farmaci antitussivi.
L'alcaloide papaverina, invece, ha dimostrato di possedere attività spasmolitiche e vasodilatatrici.
Tutti questi principi attivi appartengono alla cosiddetta famiglia degli analgesici oppioidi e, come tali, possono essere utilizzati solo sotto lo stretto controllo del medico.
Papavero nella medicina popolare e in omeopatia
Nella medicina popolare, l'oppio ottenuto dal papavero viene utilizzato come rimedio sedativo in caso di ulcere intestinali e tubercolosi intestinale. Inoltre, è impiegato come antispastico del tratto urinario, dei dotti biliari e della muscolatura liscia in generale, ma non solo. Infatti, la medicina tradizionale utilizza l'oppio anche per il trattamento di colelitiasi, calcoli renali, coliche, peritoniti, tosse e perfino per il trattamento di alcune forme depressive.
Nella medicina cinese, invece, l'oppio viene impiegato per il trattamento di disturbi quali diarrea, dissenteria e tosse.
Anche la medicina indiana sfrutta l'oppio per il trattamento di tosse, diarrea e dissenteria, oltre ad impiegarlo in caso di disturbi proctologici, infiammazioni oculari e auricolari.
Il papavero trova impieghi anche nella medicina omeopatica, dove lo si può facilmente trovare sotto forma di granuli.
In quest'ambito, il papavero rimedio omeopatico (preparato a partire dal lattice estratto dalle capsule della pianta) viene utilizzato in caso di costipazione, insonnia, decorsi post-operatori, spasmi e alcolismo cronico.
La dose di rimedio omeopatico da assumersi può variare da individuo a individuo, anche in funzione del tipo di disturbo che si vuole trattare e della tipologia di diluizione omeopatica che s'intende impiegare.
N.B.: le applicazioni del papavero per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali
In seguito all'assunzione di oppio possono manifestarsi effetti collaterali non indifferenti, quali: mal di testa, vertigini, spasmi, debolezza generalizzata, costipazione, prurito cutaneo ed eruzioni cutanee.
In seguito a sovradosaggio, invece, possono manifestarsi: euforia, riduzione delle capacità mentali, analgesia, miosi, bradicardia, nausea e vomito, edema polmonare, edema cerebrale, atonia, convulsioni, cianosi e diminuzione della frequenza cardiaca fino ad arrivare all'insufficienza respiratoria.
Controindicazioni
Evitare l'assunzione di papavero in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Inoltre, l'utilizzo degli alcaloidi estratti dall'oppio è controindicato in gravidanza, durante l'allattamento, in pazienti con insufficienza respiratoria e/o elevata pressione intracranica e in pazienti affetti da pancreatiti, ulcere intestinali, coliche biliari, epatiti acute e porfiria.
Estrema cautela deve essere usata nei pazienti affetti da morbo di Addison o da ipotiroidismo.
Interazioni Farmacologiche
sedativi;
antistaminici.
Note
La medicina popolare indica come leggero sonnifero il papavero rosso o papavero dei campi (Papaver rhoeas), indicato anche come blando sedativo della tosse, pur sempre contenente sostanze alcaloidee, ma la cui efficacia e sicurezza non sono mai state dimostrate.
Tratto da www.my-personaltrainer.it/erboristeria/papavero.html
PSILLIO
Proprietà dello psillio Lo psillio è generalmente indicato per le stipsi croniche, perché i suoi semi lo rendono un efficacissimo ma innocuo lassativo naturale, grazie alla presenza di una mucillagine, che al contatto con l'acqua si rigonfia e aumenta di volume. Le mucillagini sono polisaccaridi di composizione chimica complessa, appartenenti alla categorie delle fibre idrosolubili e dotati di effetto emolliente e protettivo per le mucose e lassativo.
A contatto con l'acqua, infatti i semi si aprono completamente, aumentano di volume fino a di 30 volte il rispetto alla loro forma secca, producendo un gel capace di incrementare la quantità della massa fecale, ammorbidendone il contenuto. Questo effetto lubrificante lo rende utile in caso di emorroidi e ragadi anali, nella sindrome dell’intestino irritabile e diverticolosi; per la stitichezza in gravidanza e allattamento; per bambini e i cardiopatici e in tutti i casi in cui non si possono assumere lassativi che provocano la peristalsi in modo aggressivo e contrazioni muscolari.
Questa capacità di facilitare lo svuotamento dell’intestino e la defecazione in maniera delicata è chiamata "bulk forming", tipica dei lassativi che aumentano ed ammorbidiscono la massa fecale (detti "meccanici"), particolarmente apprezzati per la loro sicurezza ed efficacia, perché puliscono al loro passaggio le pareti intestinali e facilitano l’evacuazione, per effetto meccanico. Tuttavia lo psillio è utile non solo in caso di stitichezza, ma anche in caso di diarrea. In quest'ultimo caso agisce assorbendo l'eccesso di liquidi e aumentando la consistenza del bolo fecale (detto anche chimo).
La mucillagine ha inoltre proprietà antinfiammatorie e lenitive sulla mucosa, è quindi indicata nelle coliti e in tutte le irritazioni delle pareti del sistema gastroenterico.
I semi di psillio vantano anche proprietà prebiotiche, grazie alla loro capacità di favorire la crescita di una flora battericapsilli a discapito dei ceppi patogeni ad azione putrefattiva. Sono quindi utili per rinforzare le difese immunitarie, migliorare l'efficienza intestinale e prevenire il cancro al colon-retto (la loro fermentazione dà origine ad acidi grassi a corta catena che, oltre a fungere da substrato energetico per le cellule della mucosa del colon, sembrano esercitare un ruolo protettivo sullo sviluppo di questa patologia).
Infine, i semi contenendo questa fibra, contribuiscono a ridurre l'assorbimento intestinale dei grassi e degli zuccheri con diminuzione del colesterolo e dei trigliceridi e della glicemia a livello ematico.
Modalità d'uso USO INTERNO Come tutte le fibre, assunti in contemporanea con altri farmaci possono ridurre l’assorbimento intestinale di tali sostanze curative, sia sintetiche, che vegetali. Essi vanno quindi presi almeno 1 ora prima o almeno 3 ore dopo l’ingestione dello psillio. È importante ricordare che questa pianta va assunta con abbondante acqua.
Immergere 1-3 cucchiaini di semi di psillio in 150-200 ml d'acqua per ogni cucchiaino, lasciare macerare per diverse ore, oppure bere con abbondante acqua lasciando che il gel si formi all’interno dello stomaco. Assumerli mattina e sera, dopo i pasti.
Controindicazioni dello psillio Lo psillio, essendo un lassativo naturale, non deve essere usato per lunghi periodi. Infatti, un uso eccessivo può causare gonfiore, diarrea e flatulenza.
Descrizione della pianta Pianta erbacea annuale, da 10 a 30 cm. Fusto, eretto o ascendente, foglioso, peloso, poco ramificato. Le foglie sono sessili opposte o verticillate a 3, piatte e pelose.
I fiori sono biancastri, piccoli, e raccolti in spighe globulose, peduncolate con brattee corte, calice a sepali uguali, corolla a tubo rugoso trasversalmente. Il frutto è un pisside (capsula) che si apre con una fenditura circolare, racchiude 2 semi lucidi, bruni, lisci piccoli, insapori e inodore.
L'habitat dello psillio Originaria del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, cresce principalmente su terreni semisabbiosi.
fonte
PRIMULA
Proprietà della primula I fiori della primula sono ricchissime di saponine triterpeniche (5-10%); la più importante è la primulina, e come infuso sono efficaci rimedi nel trattamento dell'insonnia e del mal di testa.
Le radici della pianta contengono due eterosidi fenolici derivati dall'acido salicilico, la primaverina e la primulaverina, che si trasformano per idrolisi in derivati dell'acido salicilico, le cui virtù analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche sono ben note: infatti si tratta delle stesse virtù che caratterizzano l'aspirina.
La sua assunzione è indicata per calmare i dolori reumatici e nel trattamento della gotta, causata dalla presenza di acidi urici, per alleviare gli edemi o i gonfiori alle estremità, e per far riassorbire gli ematomi.
Inoltre la primula ha proprietà espettorante e mucolitica, sotto forma di decotto, trova utilizzo nella cura della tosse, il raffreddore, bronchite e asma bronchiale.
Modalità d'uso DECOTTO: 1 cucchiaio raso di bardana radice, 1 tazza d’acqua
Versare la radice sminuzzata nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire qualche minuto e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo a stomaco pieno contro tosse, raffreddore e dolori articolari.
Controindicazioni della primula Non esistono controindicazioni per l'uso della primula se non in caso di allergia accertata verso uno o più componenti.
Descrizione della pianta Pianta erbacea biennale, rubusta, spesso coltivata come annuale con abbondanti foglie color verde chiaro, ampie, obovate o spatolate, che formano un fitto cespo basale possono presentare la lamina crenata, lobata, intera e a margini dentati a seconda della specie presa in considerazione.
I fiori riuniti in densi gruppi globosi alla sommità dei steli eretti variamente colorati che compaiono riuniti in infiorescenze a ombrella, a spiga o in verticilli di vario numero, talvolta sovrapposti.
Il frutto è una capsula uniloculare, oblunga e deiscente alla sommità per 5-10 denti. È racchiusa dal calice che è persistente. L'interno contiene numerosi semi appiattiti di colore brunastro che maturano fra luglio e agosto.
L'habitat della primula Sul territorio italiano questa specie è abbastanza comune al nord e al centro (ma è assente al sud e nelle isole); fuori dall'Italia è comune sia in Europa, che in Asia, fino a 2300 m di altitudine.
Cresce su prati e boschi aridi; predilige terreni calcarei è bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Cenni storici Il nome deriva da un’antica locuzione italiana che significa “fior di primavera” e prima ancora potrebbe derivare dal latino primus. All'inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l'inverno, ad esempio così si indicavano le primaverili margheritine (Bellis perennis – Pratolina). In seguito però il significato si restrinse come nome specifico di questa pianta.
Nella letteratura scientifica uno dei primi botanici a usare il nome di “Primula” per questi fiori fu P.A. Mattioli (1500 – 1577), medico e botanico di Siena, famoso fra l'altro per avere fatto degli studi su Dioscoride e per aver scritto una delle prime opere botaniche moderne.
Nome confermato nel XVII secolo anche dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 — 28 dicembre 1708) al quale normalmente si attribuisce la fondazione di questo genere. Per il nome specifico veris l'etimologia è molto incerta, alcuni testi lo traducono più o meno con vera primavera.
POMPELMO
Proprietà del pompelmo I semi di pompelmo contengono flavonoidi (naringina, isosakuranetina, esperidina, neoesperidina, diidrocanferolo, quercetina, canferolo, apigenina ecc.) dalla spiccata attività antivirale, antibatterica e antifungina. L’estratto utilizzato in fitoterapia è ottenuto dai semi contusi e dalla polpa disidratata per il 60%; e per il 40% di soluzione acquosa di glicerina vegetale (derivata dal grasso di cocco): non si tratta di una semplice estrazione, ma di una serie di processi durante i quali si formano nuovi legami chimici.
L'estratto così ottenuto è considerato il più potente antibiotico naturale, privo di tossicità. Il suo meccanismo d'azione sembra inibire la struttura e l'efficienza della membrana cellulare microbica, che, modificandosi, causa la perdita di elementi citoplasmatici. In questo modo, diventando incapaci di assorbire gli aminoacidi dall'ambiente circostante, i microrganismi vanno incontro alla morte per mancato apporto nutritivo.
Grazie a questa capacità i semi di pompelmo si sono dimostrati attivi contro circa 800 ceppi di batteri (compresi streptococchi, stafilococchi ed Helicobacter pylori), nelle affezioni delle vie respiratorie, urologiche come la cistite o disturbi della prostata. L'estratto dei suoi semi risulta essere particolarmente idoneo contro le malattie da raffreddamento dovute a virus influenzali come rinite, sinusite, mal di gola, tosse, otite, raffreddore, febbre e nel trattamento dell'herpes.
Per l'azione antimicrobica e antiparassitaria, sono impiegati efficacemente anche nei disturbi del tratto gastro-intestinale, negli squilibri cronici della flora batterica, in presenza di diarrea e dissenteria tipiche dei paesi con scarsa igiene, provocate da protozoi come l'ameba e altri microrganismi. Infine per la proprietà antimicotica l'estratto di pompelmo viene impiegato nelle infezioni causate da lieviti e funghi, compresa la candida.
Modalità d'uso Le gocce sono già diluite in glicerina per conservarne le proprietà, e devono essere mescolate molto bene all’acqua; se il sapore risulta essere troppo amaro, si può aggiungere del succo di frutta.
- estratto glicerico di semi di pompelmo: 15 gocce 2-3 volte al giorno, disciolte in un bicchiere di acqua.
Controindicazioni del pompelmo Il pompelmo può avere alcuni effetti collaterali come interagire con alcuni farmaci, come la ciclosporina e la simvastatina, determinando un incremento dei livelli plasmatici di questi e portando alcuni effetti collaterali, anche gravi. Perciò è sempre consigliabile consultare il medico prima di assumere prodotti a base di pompelmo specie se si utilizzano altri farmaci.
Il pompelmo tra i rimedi naturali per il mal di gola
Descrizione della pianta Il Citrus grandis è la specie botanica da cui deriva l'estratto dei semi di pompelmo e ha come sinonimi Citrus decumana o Citrus grandis, ed è chiamato volgarmente Pomelo.
È un albero sempreverde alto solitamente dai 5 ai 6 metri, ma può raggiungere i 13-15 metri. Le sue foglie sono di colore verde scuro, lunghe (oltre i 15 cm) e sottili. Produce fiori bianchi composti da quattro petali di 5 cm. Diversamente da ogni altro agrume, il frutto della la varietà maxima non è sferico leggermente schiacciato, e si presenta spesso con una forma a pera. La buccia è liscia, verdina, mentre la polpa raggiunge i colori dal giallo paglierino al rosa fino al rosso.
Il pompelmo è il più grande tra i frutti dei citrus, cresce fino ai 30 cm di diametro e può pesare fino ai 10 kg. Tipica per questa specie è l’abbondante presenza della sostanza bianca spugnosa sotto la buccia (detta albedo), che come nella maggioranza degli agrumi non è commestibile; di albedo è costituita addirittura tutta la parte superiore del frutto, cioè la parte stretta della forma a pera. Se il frutto è maturo il gusto è piacevole, più dolce di quello dell’arancio amaro e senza alcuna acidità. Ogni spicchio del frutto è piuttosto grande, presenta piccoli semi.
L'habitat del pompelmo Il Citrus maxima o pomelo è nativo del sud dell'Asia e della Malesia dove è conosciuto da più di quattromila anni. Fu introdotto in Cina attorno al 100 d.C., dove si è diffuso e continua a sopravvivere, anche spontaneamente in riva ai fiumi, fino ai giorni nostri. È coltivato nelle regioni asiatiche meridionali, specialmente in Thailandia, in Taiwan e Giappone, nel sud dell'India, Indonesia, Nuova Guinea e Tahiti. Oltre che in Asia, il pomelo è coltivato in California e soprattutto in Israele per la produzione di succhi
Cenni storici È ritenuta una delle tre specie da cui derivano tutti gli agrumi oggi conosciuti, assieme al cedro ed al mandarino. Venne introdotto in Giamaica nel XVIII secolo dal capitano inglese Shaddock che diede anche il nome locale al frutto. Il cognome di questo capitano è ancora ricordato nel nome inglese anche Shaddock anche in Liguria dove il pomelo è noto come sciaddocco.
Nel 1980 in Florida, il fisico ed immunologo dottor Jacob Harich (1919–1996) specializzato nella ricerca di rimedi naturali, in un mucchio di materiale da compostaggio, osservò che i semi di pompelmo restavano a lungo nella compostiera non si decomponevano. Questo fatto colpì la sua curiosità di ricercatore, perciò decise di investigare meglio il fenomeno, scoprendo così che nei semi del Pompelmo erano presenti sostanze con una potente attività antibatterica, antifungina e antivirale.
POLIGALA
Proprietà della poligala La poligala è una pianta dall’azione lassativa, espettornate, emolliente e stomachica, utile per favorire la diuresi, contro i reumatismi e come tonico.
Tali importanti proprietà terapeutiche, sono dovute alla presenza di principi attivi quali: la poligalina, la gaulterina, la poligalamarina, le saponine, i tannini, le mucillagini e l'eteroside gualterina.
La proprietà espettorante della poligala ne fa un ottimo rimedio in caso di tosse, pertosse, raffreddore, asma, bronchite, affezioni respiratorie. La poligala stimola, inoltre, anche la diuresi e la sudorazione e questo aiuta in caso di febbre.
La poligala possiede anche un’azione lassativa e quindi utile in presenza di problemi intestinali, favorendo così l’eliminazione di scorie dannose per l’organismo.
Modalità d’uso Della poligala si usa l'intera pianta, compresa la radice. La pianta di poligala può essere usata come infuso a scopo antinfiammatorio e lassativo, oppure come polvere o estratto fluido contro la bronchite e come espettorante.
La poligala può essere assunta anche sotto forma di decotto, utile come espettorante contro il catarro, realizzandolo semplicemente con 30 g di radice fatta bollire in un litro di acqua. Il liquido bevuto va filtrato, fatto raffreddare e assunto ogni due ore nella dose di un cucchiaio.
Controindicazioni della poligala Evitare l'uso di poligala in caso di gastrite, ulcera peptica od ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Ad alte dosi possono insorgere nausea e vomito. È controindicata l’assunzione di questa pianta durante la gravidanza e l’allattamento.
Descrizione della pianta La Poligala (Polygala vulgaris) è una pianta erbacea, perenne che appartiene alla famiglia delle Polygalacee.
L’aspetto di questa pianta è molto caratteristico, essa infatti presenta il fusto, ruvido e non ramificato, piegato al suolo e tende a risalire nel periodo della fioritura (cioè tra maggio e agosto).
Le foglie, di colore verde chiaro, sono arrotondate e molto morbide. I fiori, piccoli e graziosi, sono viola oppure, più raramente, rosa o bianchi.
La poligala può raggiungere un’altezza massima di 15 centimetri. Il sapore è molto amaro. Il profumo è impercettibile. Una particolarità botanica di questa pianta è che i semi germogliano solo in presenza di luce.
Habitat della poligala La poligala vegeta comunemente nei luoghi erbosi e soleggiati, nei prati, dalla pianura alla fascia montana. Diffusa nell’Italia settentrionale, soprattutto nelle Alpi, in terreni argillosi e calcarei.
Cenni storici La pianta di poligala era già usata nel 700, in Virgina, da popolazioni locali, contro il veleno e i morsi dei serpenti. In Europa, invece, il suo uso è sempre stato destinato alla cura del catarro.
Il termine poligala deriva dal greco e significa “molto latte”. Questo nome ha dato origine alla credenza che la pianta avessa la capacità di favorire la produzione di latte ma questa proprietà non è stata ancora accertata.
PINO
Proprietà del Pino Il Pino è una pianta che svolge un'zione:
Antisettica per le vie utinarie, respiratorie e per il fegato; Espettorante-fluidificante delle secrezioni bronchiali, Antireumatica. Tali proprietà del pino sono utili soprattutto in caso di raffreddore, bronchite, tracheite, polmonite, asma; influenza; cistite cronica, prostatite, leucorrea e colecistite.
I costituenti chimici del pino, invece, sono:
Oleoresina, dalla quale si ricava per distillazione l’essenza di trementina; Olio essenziale, ricco di monoterpeni; Coniferoside; Sostanze amare.
Modalità d’uso Le gemme di Pino silvestre possono essere utilizzate per la cura delle vie aeree e dei polmoni, contro febbre, raffreddore e bronchite. Inoltre, queste risultano utili per calmare la tosse, eliminare il muco e il catarro, ma anche come disinfettante dell’apparato urinario (data anche l’azione diuretica) e come anti-reumatico
Le gemme di pino possono essere usate per realizzare dei decotti, utili per disinfettare la pelle, e come deodorante per l’ambiente, mentre le foglie del pino hanno una azione purificante, utile per polmoni, reni e vescica.
L’olio essenziale di Pino viene utilizzato anche nel settore della cosmesi naturale per produrre saponi e detergenti che hanno proprietà purificanti, deodoranti, stimolanti e energizzanti contro la stanchezza.
L’olio essenziale può essere acquistato anche puro e utilizzato attraverso degli inalatori contro affreddore e bronchite, date le sue proprietà balsamiche, sedative, e antinfiammatorie.
Oltre che dagli aghi, anche dalla corteccia si ottiene un olio essenziale di qualità inferiore che viene usato per realizzare prodotti di cosmesi naturali per il bagno. Invece, dalla resina di ottiene l’essenza di trementina.
In caso di tosse, sinusite e raffreddore, è possibile realizzare un infuso con una tazza di acqua calda e un cucchiaio di aghi. Trascorsi 10 minuti di infusione è possibile filtrare, unire 20 gocce di macerato glicerico di pino e consumarne fino a 2 tazze al giorno.
Contro i reumatismi, invece, è possibile massaggiare una miscela olio di mandorle dolci e 1-2 gocce di olio essenziale di Pino sulle parti interessate.
Controindicazioni del pino L'uso dell'olio essenziale di pino può causare irritazioni alla cute e alle mucose, specie se utilizzato per aerosol. Evitarne l'uso in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.
Scopri anche le proprietà e le controindicazioni dell'olio essenziale di pino Olio essenziale di Pino
Descrizione della pianta Il Pinus sylvestris è un albero sempreverde con chioma espansa. Appartiene alla famiglia delle Pinacee e presenta foglie aghiformi e raggruppate in mazzetti.
I fiori del pino possono essere microsporofilli, se formano dei piccoli coni peduncoli di colore giallo; oppure macrosporofilli, con piccoli coni rossastri, eretti ed isolati.
Il Pinus sylvestris è una Conifera e come tale ha il seme nudo, non racchiuso in un ovario. Le Conifere sono classificate come Gimnosperme.
Habitat del Pino Il Pino è una pinata diffusa dalla pianura all'alta montagna. È molto frequente su tutta la catena alpina ed occupa anche una piccola area dell'Appennino Settentrionale. Viene anche coltivato per effettuare distesi rimboschimenti.
Il pino è una pianta che ama stare in piena luce; predilige i terreni sciolti e sabbiosi dei litorali marittimi. È molto usuale la formazione di pinete vicino alle spiaggie e fra le dune, dove è possibile trovare il pino con altre piante tipiche della macchia mediterranea.
Cenni storici Nell’antica Grecia il pino era sacro a Rea, la Grande Madre, e a Dioniso. Virgilio, Ovidio e Plinio lo ritenevano simbolo di fecondità e generosità.
Invece, durante il Rinascimento, il pino era visto come un simbolo di morte, perché, una volta tagliato, non può rinascere da se stesso. Mentre la sua resina richiama all’immortalità e alla purezza e la pigna chiusa alla castità e quella aperta alla fecondità.
PIANTAGGINE
Proprietà della piantaggine Le foglie di piantaggine contengono glucosidi iridoidi, flavonoidi (luteolina), mucillagini, tannini, pectine, acido salico, sali minerali. La presenza di questi principi attivi conferisce alla pianta proprietà bechiche, espettoranti, antibatteriche, antinfiammatorie, astringenti.
L'azione antinfiammatoria della piantaggine è dovuta all'aucubina, che per idrolisi libera una genina biciclica di nome aucubigenina. Questo principio attivo possiede una marcata proprietà antiallergica e decongestionante, il cui meccanismo di azione si esplica nell'inibizione della sintesi dei mediatori dell'infiammazione.
L'aucubigenina inoltre contrasta la proliferazione del batterio Staphilococcus Aureo, rivelandosi un rimedio batteriostatico nei contronti di questo microrganismo.
Per questa ragione la piantaggine è utilizzata efficacemente negli stati infiammatori della cute e delle mucose, che rivestono bocca, gola e vie respiratorie in genere, in caso tosse, catarro bronchiale, bronchite cronica, allergia, sinusite; e per le infiammazioni dell'apparato urogenitale; in presenza di reazioni allergiche e infezioni batteriche, grazie anche all'azione antisettica, esercitata dagli acidi fenolici (acido clorogenico e idrossibenzoico). Infine trova impiego come rimedio diuretico e remineralizzante per il suo contenuto di acido silicico, zinco e potassio.
Per uso esterno, la piantaggine è cicatrizzante, lenitiva, antipruriginosa, decongestionante, per cui è indicata in caso di dermatosi, piccole lesioni della pelle, acne, infiammazioni palpebrali e oculari anche di natura allergica.
Modalità d'uso Può essere utilizzata sotto forma di infuso o decotto, anche associata ad altre piante balsamiche ed espettoranti oppure in estratto fluido, o in sciroppo, per calmare la tosse e sciogliere il catarro. Le mucillagini contribuiscono all'azione lenitivastratificandosi sulle pareti delle mucose bronchiali, proteggendole così da ulteriori aggressioni.
USO INTERNO INFUSO: 1 cucchiaio foglie di piantaggine, 1 tazza d’acqua Versare la pianta nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berne 2 tazze al giorno lontano dai pasti.
Tintura madre di piantaggine: 40 gocce in mezzo bicchiere d'acqua, da bere 2 volte al giorno, lontano dai pasti.
Controindicazioni della piantaggine Non esistono particolari controindicazioni per l'assunzione della piantaggine. Si consiglia di evitarne l'uso in caso di allergia accertata verso le piante del genere Plantago.
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Descrizione della pianta Pianta erbacea con scapo profondamente solcato alto 10-60 cm. Le foglie 3-5 nervie sono lanceolate o lineari-lanceolate e lungamente picciolate. L'infiorescenza è riunita in spiga terminale.
L'habitat della piantaggine Cresce comunissima nei luoghi erbosi, incolti e lungo le strade.
Cenni storici Pianta assai modesta che non ha mai esercitato nessun fascino, né per la bellezza dei suoi colori, né per il profumo dei suoi fiori, la piantaggine è sempre stata presente nella vita quotidiana della gente, in quanto umile pianta della strada, necessariamente entrata a far parte delle pratiche mediche popolari. Il suo nome deriva dalla parola latina planta, sia per la somiglianza delle foglie alla pianta del piede; sia per l'uso che ne facevano i viandanti, che avevano la fortuna d'incontrarla sul loro cammino.
Dioscoride (I sec. d. C), la consigliava per la dissenteria, mentre Plinio la definiva "erba magica" per le sue numerose proprietà curative ci hanno tramandato notizie circa il suo utilizzo medicinale.
I medici della Scuola Salernitana ne sfruttava le proprietà astringenti utilizzandola come rimedio contro le mestruazioni abbondanti e "gli spostamenti dell'utero"; mentre il medico e filosofo Alberto Magno (XIII sec.) la considerava un formidabile antidoto contro il veleno di scorpioni e serpenti.
PILOSELLA
Proprietà Della Pilosella La pilosella presenta un'importante attività diuretica e antinfiammatoria, dovuta alla presenza di cumarine, flavonoidi e triterpeni; questo profilo d'azione giustifica l'uso più frequente dei preparati erboristici a base di pilosella. In passato era utilizzata a scopo antiinfiammatorio (soprattutto contro gli stati flogistici renali) ed antibiotico, ma oggi questo uso è stato praticamente abbandonato.
Attività biologica Benché non abbia ottenuto l'approvazione ufficiale per alcun tipo d'indicazione terapeutica, alla pilosella vengono attribuite proprietà diuretiche, diaforetiche, spasmolitiche e antinfiammatorie. Infatti, questa pianta rientra nella composizione di diversi integratori alimentari impiegati per favorire il drenaggio dei liquidi corporei. Per esser più precisi, la maggior parte delle sopra citate attività sono ascritte soprattutto ai flavonoidi, alle cumarine e ai triterpeni contenuti all'interno della pianta stessa. Inoltre, uno studio relativamente recente (2009) ha dimostrato che gli estratti acquosi, metanolici ed etanolici di pilosella sono dotati di un'interessante attività antiossidante, da imputarsi, con molta probabilità, ai flavonoidi presenti nella pianta.
Pilosella nella medicina popolare e in omeopatia Nella medicina popolare, la pilosella viene utilizzata internamente per il trattamento di disturbi e affezioni dell'apparato respiratorio e delle vie aeree, quali asma, bronchiti, tosse e pertosse. Esternamente, invece, la pilosella viene impiegata dalla medicina tradizionale come rimedio per favorire la guarigione delle ferite. La pilosella viene sfruttata anche dalla medicina omeopatica, dove la si può trovare sotto forma di granuli, gocce orali e tintura madre. In quest'ambito, la pianta viene impiegata in caso di cellulite, sovrappeso ed obesità. La dose di rimedio omeopatico da assumere può essere differente per ciascun individuo, anche in funzione del disturbo che si deve trattare e in funzione del tipo di preparazione e di diluizione omeopatica che s'intende impiegare.
N.B.: le applicazioni della pilosella per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali In seguito all'assunzione sono possibili reazioni allergiche.
Controindicazioni Evitare l'uso in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.
Interazioni Farmacologiche un utilizzo inappropriato della pianta, senza seguire le giuste indicazioni posologiche, può comportare turbe del ricambio idroelettrolitico, soprattutto se la pilosella viene usata in associazione a diuretici e lassativi.
Tratto da www.my-personaltrainer.it/erboristeria/passiflora.html
PASSIFLORA
Proprietà Della Passiflora Le indicazioni cliniche pongono la passiflora come ottimo rimedio nella sindrome ansiosa caratterizzata da irrequietezza ed insonnia, quindi le attività della pianta sono principalmente sedative e antispastiche.
Oltre a queste proprietà, la passiflora è utile nel trattamento dei disturbi della menopausa, quali tachicardia, dispnea, vampate di calore e stress in generale.
Attività biologica Come accennato, alla passiflora sono state attribuite le capacità di ridurre l'irrequietezza e contrastare l'insonnia ad essa associata. Tali capacità sono dovute in massima parte alla presenza dei flavonoidi (attività sedativa), presenti nelle parti aeree della pianta, e degli alcaloidi (attività spasmolitica).
Grazie all'azione di questi composti, la passiflora è in grado di stimolare un sonno fisiologico senza risvegli notturni, né senso di intorpidimento mattutino, anche se l'esatto meccanismo con cui ciò avviene non è ancora stato chiarito del tutto. In verità, le ricerche condotte circa le proprietà sedative e antispastiche della passiflora non sono sufficienti a stabilire l'effettivo beneficio derivante dall'utilizzo della pianta per il trattamento dei suddetti disturbi; pertanto, sarebbero necessari ulteriori studi clinici. Tuttavia, nonostante ciò, queste applicazioni terapeutiche della passiflora sono state comunque ufficialmente approvate.
Passiflora contro irrequietezza e insonnia La passiflora, quindi, può essere impiegata con successo per trattare sia l'irrequietezza, sia l'insonnia, grazie all'attività svolta dai flavonoidi e dagli alcaloidi in essa contenuti. Per il trattamento dei suddetti disturbi, se si utilizza la tintura di passiflora, la dose indicativa solitamente impiegata è di 0,5-2 ml di prodotto, da assumersi 2-3 volte al dì.
N.B.: quando la passiflora viene utilizzata a fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (flavonoidi totali, generalmente espressi come vitexina), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo. Quando si utilizzano preparazioni a base di passiflora, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di flavonoidi contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite. In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente passiflora, è bene rivolgersi preventivamente al proprio medico.
Medicina popolare e Omeopatia Le proprietà sedative della passiflora sono conosciute da tempo nella medicina popolare, tanto che la pianta viene utilizzata internamente per contrastare l'agitazione, l'isteria, la depressione e i disturbi gastrointestinali con componente nervosa. Esternamente, invece, la passiflora è impiegata per trattare le emorroidi e per effettuare bagni contro l'agitazione nervosa. In ambito omeopatico, la passiflora è utilizzata come rimedio contro l'agitazione, l'ansia, l'insonnia, gli incubi e le convulsioni. La passiflora rimedio omeopatico è facilmente reperibile sotto forma di gocce orali. La posologia di prodotto da assumere può variare in funzione del tipo di disturbo che s'intende trattare.
N.B.: le applicazioni della passiflora per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali In seguito all'assunzione di passiflora possono comparire sonnolenza od eccessiva sedazione.
Controindicazioni Evitare l'assunzione in gravidanza (poiché gli alcaloidi possono agire come stimolatori delle contrazioni uterine) ed in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.
L'assunzione della passiflora è controindicata anche nei bambini con meno di 12 anni di età.
Interazioni Farmacologiche Anticoagulanti cumarinici (come il warfarin), poiché le cumarine contenute nella passiflora potrebbero aumentare l'effetto di questi farmaci; Barbiturici, poiché l'assunzione concomitante di passiflora può provocare un prolungamento del tempo di sonno; Sedativi, perché la contemporanea assunzione di passiflora può causare un aumento dell'effetto sedativo di farmaci o di altre piante; In associazione ad iperico e melissa, la passiflora può causare ipersonnia invece dell'effetto antidepressivo desiderato.
PARTENIO
Proprietà Del Partenio Il partenio può essere usato per le proprietà inibitorie nei confronti dell'aggregazione piastrinica, per il suo effetto antinfiammatorio e per la sua capacità di inibire il rilascio di serotonina. A scopo fitoterapico, il Partenio trova applicazione nel trattamento preventivo dell'emicrania e nella cura di patologie di carattere infiammatorio e doloroso di media entità, dalla dismenorrea ai dolori artritici.
Attività biologica Il partenio è dotato di proprietà antinfiammatorie, antiaggreganti piastriniche, antiemicraniche e spasmolitiche. Tali attività sono state confermate da diversi studi condotti in merito e sono imputabili ai lattoni sesquiterpenici (in particolare, al partenolide) e ai flavonoidi contenuti all'interno della stessa pianta. L'azione antinfiammatoria viene esercitata attraverso differenti meccanismi d'azione, quali: l'inibizione del rilascio di acido arachidonico e del suo metabolismo, l'inibizione della sintesi di prostaglandine pro-infiammatorie, l'inibizione della sintesi di leucotrieni B4 e l'inibizione della sintesi di trombossano B2. Per quanto riguarda l'attività antiaggregante piastrinica, invece, il partenio la esercita ostacolando il rilascio di acido arachidonico dalle piastrine, con conseguente inibizione della sintesi di trombossano. Inoltre, il partenolide esplica un'azione antiaggregante piastrinica anche attraverso l'inibizione del rilascio di serotonina (5-HT) da parte delle stesse piastrine. L'attività antiemicranica tradizionalmente ascritta alla pianta, invece, resta ancora oggi oggetto di dibattito. Infatti, mentre secondo alcuni studi il partenio non è efficace nel contrastare il dolore emicranico, altri studi ancora sostengono che l'assunzione di estratti di foglie di partenio è utile nel ridurre sia la frequenza, sia la severità degli attacchi emicranici. Inoltre, pare che gli estratti di partenio siano in grado di ridurre l'incidenza di sintomi quali nausea e vomito che spesso insorgono in associazione all'attacco emicranico. Tuttavia, nonostante i risultati ottenuti dagli studi condotti finora, l'utilizzo del partenio non ha ottenuto l'approvazione ufficiale per alcun tipo d'indicazione terapeutica.
Partenio nella medicina popolare e in omeopatia Nella medicina popolare, il partenio viene utilizzato per il trattamento di crampi, disturbi digestivi, parassitosi intestinali e disturbi ginecologici; oltre ad essere impiegato come rimedio tonico e stimolante, per purificare il sangue e per prevenire gli attacchi emicranici. Esternamente, invece, il partenio viene utilizzato dalla medicina tradizionale per il trattamento di infiammazioni cutanee e ferite, trova impiego anche come rimedio antisettico con cui effettuare sciacqui in seguito ad estrazioni dentarie e come rimedio insetticida. Il partenio viene sfruttato anche dalla medicina omeopatica, dove lo si può trovare sotto forma di granuli, gocce orali e tintura madre. In quest'ambito la pianta viene utilizzata in caso di artrite reumatoide, mal di testa, emicrania, disturbi del comportamento, deliri e convulsioni. La dose di rimedio omeopatico da assumere può variare da individuo a individuo, anche in funzione della tipologia di disturbo che si deve trattare e in funzione del tipo di preparazione e di diluizione omeopatica che s'intende impiegare.
N.B.: le applicazioni del partenio per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali In seguito all'assunzione di Partenio possono comparire dermatiti allergiche ed ulcerazioni delle mucose (a contatto con la pianta fresca e in soggetti predisposti), vomito, diarrea, cefalea, insonnia.
Controindicazioni L'utilizzo del partenio è controindicato in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, in pazienti affetti da gastrite e/o ulcera gastrointestinale, in gravidanza, durante l'allattamento e nei bambini con meno di due anni di età.
Interazioni Farmacologiche antiaggreganti piastrinici; anticoagulanti orali; FANS. Avvertenze Non confondere con il Tanaceto (Tanacetum vulgare,, sin. Chrysanthemum vulgare), i cui fiori erano utilizzati nella medicina popolare come rimedio antielmintico, oggi abbandonato per la presenza di un olio essenziale ricco di tuione, neurotossico ed abortivo.
PAPAYA
Proprietà della Papaya L'enzima proteolitico papaina, che si estrae dal lattice ottenuto per incisione del frutto immaturo, è utilizzato in terapia come ausilio per la digestione proteica, nei casi di insufficienza pancreatica, meteorismo e diarrea (utilizzare solo estratti titolati in papaina prescritti dal medico).
Esternamente, il lattice è irritante, quindi l'unica applicazione fitoterapica è quella degli estratti titolati in papaina per via orale.
Attività biologica La papaina grezza è una miscela contenente le diverse proteasi presenti all'interno del lattice estratto dal frutto immaturo della papaya. I principali componenti di questa miscela sono la papaina pura, la chimopapaina A e B e la papaina proteasi. Come accennato, la papaina estratta dalla papaya viene utilizzata come adiuvante della digestione proteica e per trattare l'insufficienza pancreatica, il meteorismo e la diarrea. La papaina, infatti, è considerata un analogo della pepsina umana. Analogia, questa, che le ha permesso di acquisire il nome di "pepsina vegetale". Tuttavia, queste applicazioni terapeutiche della papaina non sono state ancora ufficialmente approvate. La papaina, comunque, è utilizzata spesso nel campo dell'industria alimentare, dove viene impiegata per chiarificare le bevande e per ammorbidire le carni. In commercio, poi, vi sono numerosi integratori alimentari a base di papaya fermentata, ossia a base di un particolare estratto che si ottiene facendo fermentare (tramite fermentazione microbica) il frutto della papaya polverizzato. Alla papaya fermentata vengono attribuite proprietà antiossidanti e anti-età. Benché l'utilizzo della papaya fermentata come antiossidante non sia stato ufficialmente autorizzato, questa sua interessante proprietà è stata oggetto di vari studi in cui ne vengono analizzati gli effetti in pazienti affetti da disturbi o patologie caratterizzati da stress ossidativo, come, ad esempio, il morbo di Alzheimer.
N.B.: quando la papaya viene utilizzata a fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (papaina), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo. Quando si utilizzano preparazioni a base di papaya, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di papaina contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite. In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente papaya, è bene rivolgersi preventivamente al proprio medico.
Papaya nella medicina popolare e in omeopatia La papaya e la papaina sono spesso impiegate nella medicina popolare per contrastare i disturbi digestivi. Le foglie della papaya, invece, vengono utilizzate all'interno di preparazioni per il trattamento dei disturbi legati al tratto gastroenterico e per contrastare le infestazioni intestinali da parassiti, ma non solo. Infatti, le foglie di papaya trovano impiego - soprattutto nella medicina indiana - anche nel trattamento delle emorroidi, della tosse, delle bronchiti e dei calcoli renali. In omeopatia, la papaya è utilizzata come rimedio per rafforzare le difese immunitarie. È disponibile in diverse preparazioni sotto forma di soluzioni o globuli. La posologia di prodotto può variare in funzione della diluzione omeopatica che si utilizza.
N.B.: le applicazioni della papaya per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali In seguito all'assunzione di papaya sono frequenti le reazioni allergiche.
Controindicazioni Evitare l'assunzione di papaya in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Inoltre, l'utilizzo della papaina e del frutto immaturo di papaya è controindicato in gravidanza, poiché alcuni studi ne hanno messo in evidenza l'effetto abortivo .
Interazioni Farmacologiche Warfarin: potenziamento dell'effetto anticoagulante; antiaggreganti piastrinici: possibile sommazione di effetti.